La borsa non festeggia il voto a favore di Berlusconi e chiude a meno 1,44%. Domani vertice Ue sulla crisi, con Germania e Francia contrapposte ai grandi debitori come il nostro paese e la Spagna
Piazza Affari accoglie con freddezza la fiducia all'esecutivo. Sarà che gli operatori non si convincono facilmente come fossero dei Polidori o dei Siliquini qualsiasi, sarà che i trader non mostrano particolare sensibilità di fronte alle rassicurazioni del premier, fatto sta che i segnali lanciati dai listini nell'atteso day after appaiono poco incoraggianti. Oggi la Borsa di Milano ha chiuso a meno 1,44, peggio di noi solo Madrid (-1,5%). Di fronte a un debito pubblico da record - la cui stabilizzazione a quota 120% del Pil dovrebbe realizzarsi solo nei prossimi due anni - la pazienza degli operatori è messa a dura prova. Futuri contraccolpi di mercato sarebbero una logica conseguenza della combinazione tra la paralisi politica e l'aggravarsi della crisi continentale. Nelle ultime ore è infatti tornata a crescere la paura per i debiti sovrani, con Spagna e Portogallo sempre più a rischio contagio. I titoli pubblici dei due Paesi sono in picchiata e gli spread (la differenza di rendimento col bund decennale tedesco) nuovamente a livelli record. Preoccupa anche il Belgio, dove l'instabilità politica rischia di mettere il Paese nel mirino della speculazione finanziaria. Ma l'Europa si divide sulle soluzioni (leggi l'articolo). Francia e soprattutto Germania non vogliono accollarsi il peso del dissesto, mentre l'Italia, che rischia di essere travolta dalla stessa onda, insiste affinché la Ue si faccia carico dei titoli di Stato soggetti oggi alla speculazione. Ma Angela Merkel non ne vuole sapere di Matteo Cavallito
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