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LIBERNAUTA 2012

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Concorso a premi per terrestri curiosi dai 14 ai 19 anni e over 20

mercoledì 24 agosto 2011

Thierry Jonquet - TARANTOLA

Ci hai messo parecchio per emergere dal torpore. I tuoi ricordi erano vaghi. Avevi fatto un incubo, un sogno orribile, nel tuo letto?
No, tutto era buio come la notte del sonno, ma adesso ti eri svegliato per bene. Hai gridato, a lungo. Hai tentato di muoverti, di risollevarti.

Ma delle catene ti bloccavano i polsi, le caviglie, non accordando loro che una libertà di movimento molto ridotta. Nell’oscurità, hai palpato il suolo sul quale eri disteso. Un terreno duro, coperto da una specie di tela cerata. E dietro un muro, tappezzato di muschio. Le catene vi erano sigillate, solidamente. Le hai strattonate, poggiando un piede contro il muro, ma avrebbero potuto resistere a una trazione ben piú forte.

È soltanto allora che ti sei reso conto della tua nudità. Eri nudo, legato a un muro con delle catene. Ti sei palpato il corpo, febbrilmente, cercando piaghe la cui sofferenza poteva essere restata muta. Ma la tua pelle, fine, era liscia, indolore.

Thierry Jonquet, Tarantola
In Francia è un «cult» che ha inaugurato una nuova stagione del polar, ma oggi, lì e altrove, è per tutti «il romanzo che ha conquistato Pedro Almodóvar», che ne ha tratto ispirazione per il suo ultimo film.
Già presentato a Cannes e dal 23 settembre nelle sale italiane, l’adattamento cinematografico firmato dall’autore spagnolo si intitola La pelle che abito, e se pure Almodóvar dichiara di aver molto rimaneggiato trama e personaggi, il titolo che ha scelto sarebbe stato perfetto anche per il romanzo di Jonquet. Perché Tarantola è prima di tutto una storia di corpi «abitati» e una riflessione sull’identità – su come la costruiamo, su come la perdiamo, e su quando sia difficile individuare la materia (fisica, psicologica, emotiva) che la compone.


A trasformare la riflessione in un thriller psicologico dalle sfumature horror - «un horror senza grida di spavento», ha detto Almodóvar parlando del suo film –, un intreccio complesso e perfettamente congegnato: un chirurgo plastico di successo, Richard Lafargue, ha una compagna splendida, Ève, che esibisce alle feste ma che poi, a casa, tiene segregata in un bunker, sottoposta a torture e umiliazioni. Chi è davvero quella donna, e perché per lei sembra così difficile liberarsi del proprio carnefice?
Al mistero che unisce Ève e Richard, Jonquet intreccia le storie – apparentemente lontane – di Alex, che dopo aver ucciso un poliziotto sogna un intervento di chirurgia che lo renda irriconoscibile, e Victor, un ragazzo che si ritrova in balia di un «padrone» crudele e carismatico.

Ovviamente, come in ogni grande noir, tutto torna e tutto si tiene, ma nessuna spiegazione serve a cancellare il senso di profonda inquietudine che si annida tra le righe di Tarantola. Pagina dopo pagina, nel ribaltamento continuo di ruoli imposto da Jonquet, ci accorgiamo che le vittime non sono mai del tutto innocenti, e la crudeltà dei carnefici non è mai davvero gratuita. Tanto che viene da chiedersi, alla fine, chi sia il ragno e chi la preda. 

Perché Richard tiene rinchiusa Ève in una camera?
Quale passato misterioso li tiene uniti e quale segreto impedisce alla vittima di liberarsi del suo carnefice?
Una storia nerissima che affonda nell'ambiguità oscena dei corpi e delle loro identità.
Il noir che ha ispirato il film di Pedro Almodóvar La pelle che abito.



Richard Lafargue è un famoso chirurgo plastico.
Nessuno sa che la donna che porta in giro con orgoglio è in realtà sua prigioniera. Richard costringe Ève a prostituirsi, gode nel vederla torturare dai clienti, si bea del disgusto e della sofferenza di lei. E ogni tanto la porta da Viviane... Alex Barny ha rapinato una banca. Ha ucciso un poliziotto, è rimasto ferito. Deve nascondersi. Ma le telecamere di sorveglianza hanno ripreso il suo volto.
È disposto a tutto pur di salvarsi?
Vincent Moreau è andato a fare un giro in moto. Era notte, qualcuno lo inseguiva nella foresta. È stato catturato. Da quattro anni se ne sono perse le tracce.

Thierry Jonquet, uno dei piú importanti innovatori del noir francese, ci catapulta in un incubo senza fine, nell'orrore celato dietro la normalità dell'apparenza, dove la ferocia è marchiata a fuoco nella carne dei protagonisti, e insinua un atroce interrogativo: fin dove può arrivare una persona ferita?
 

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