librerie canova

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Conegliano - Treviso

LIBERNAUTA 2012

LIBERNAUTA 2012
Concorso a premi per terrestri curiosi dai 14 ai 19 anni e over 20

giovedì 31 marzo 2011

OCCULTO ITALIA

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Scientology è entrato per alcuni anni nelle scuole italiane come ente formatore sotto le vesti di "Applied Scholastics" quando Mortizia Moratti era ministro dell'Istruzione. Luciano Violante ha frequentato la comunità di Damanhur, un nome ispirato all'antico Egitto, che controlla parte della politica nella Val Chiusella. L'agopunturista e ex dipietrista Scilipoti ha fondato il movimento olistico. Le sette sono tra noi e fanno proseliti. Ma qual è la differenza tra una setta e una religione? La risposta è che da una comunità religiosa si può uscire liberamente, senza essere perseguitati, senza subire uno stalking, da una setta invece no. In Scientology c'è una divisione apposita destinata al recupero dei fuoriusciti, il Dipartimento 20. Un mondo nascosto rivelato nel libro: "Occulto Italia". La differenza tra sette e religioni è però sottile. Provate a uscire dall'Opus Dei se ci riuscite, solo per fare un esempio. Le sette di oggi saranno le religioni di domani? Ogni setta ha la sua verità, dispensa le sue sicurezze e, in un mondo con sempre meno punti di riferimento, si diffonde con una facilità sbalorditiva. In Italia non esiste una legge per proteggere chi finisce sotto il controllo di una setta, legge che esiste, per esempio, in Francia. Le sette hanno bisogno della politica e viceversa. Si alimentano attraverso il voto di scambio. Tu, partito, chiudi un occhio e io ti porto in dote un bacino di voti. Nulla di nuovo sotto il sole. E' quello che avviene da sempre tra partiti e le mafie.
Intervista a Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli autori di "Occulto Italia":

Le sette in Italia (espandi | comprimi)
Gianni Del Vecchio- Sono Gianni Del Vecchio, uno degli autori di “Occulto Italia” questo è un libro che parla di sette, ma non le sette come si intende in linea generale, le sette sataniche che sono sempre quelle che balzano agli onori o ai disonori della cronaca. In questo libro si parla di quelle sette che esistono in Italia, operano nell’ombra e si intrecciano poi pericolosamente con la politica italiana, la politica locale e nazionale, si intrecciano con le imprese, si intrecciano con la scuola, l’università, le istituzioni fino al mondo dello spettacolo.

Il caso Dell' Utri e Ovo (espandi | comprimi)
Gianni Del Vecchio- La struttura verticistica e spesso autoritaria che c’è nelle sette è un po’ il sogno proibito di qualsiasi leader politico, perché qualsiasi leader vorrebbe una schiera di propri parlamentari pronti a agire e a votare solamente al suo cenno di una mano e questa assonanza l’abbiamo notata spesso,ci sono, nel libro, un sacco di storie di una forte permeabilità del mondo politico italiano alla lobby settaria, alla spinta delle lobby settarie. Esempi ce ne sono tantissimi, uno per esempio è quello di Dell’Utri.

Damanhur e Scilipoti (espandi | comprimi)
Stefano Pitrelli- Un altro esempio di commistione tra queste organizzazioni e la politica è la figura di Mimmo Scilipoti ossia il parlamentare balzano agli onori della cronaca quando da dipietrista fulminato da mistica berlusconiana è passato a sostenere un governo che stava andando alla deriva. Mimmo Scilipoti è anche il fondatore del cosiddetto movimento olistico che altro non sarebbe che una prima bozza di un vero e proprio partito del new age italiano, certo è che a ben vedere nel movimento olistico Scilipoti chiama un consulente di Damanhur,

FONTE: www.beppegrillo.it

mercoledì 30 marzo 2011

SIAMO UN PAESE DI FIGURANTI

IL NULLA

L'ESPORTAZIONE DELLA DEMOCRAZIA

Tripoli_bombardamenti.jpg L'esportazione di democrazia in Libia sta procedendo a pieno ritmo da parte di Inghilterra, Usa e Francia. Dovranno poi dedicarsi, per coerenza, a Siria, Bahrain e Yemen. Paesi che aspettano l'importazione di democrazia come la manna. In Iraq hanno già dato, l'Iran è prenotato. L'esportazione di democrazia fa aumentare il Pil dei Paesi produttori di armi e migliora la bilancia dei pagamenti del petrolio. Più bombardi meglio va l'economia. Per i lavoratori a bordo dei cacciabombardieri non esistono però né sabati, né domeniche. Mai un momento di pausa.
"Per costruire 12 ospedali servono 250 milioni di dollari, quel che ci costano 8 ore di guerra in Iraq...si prendessero un giorno di ferie!". Gino Strada

martedì 29 marzo 2011

IL TABU' DI NAPOLITANO

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L'immigrazione è un tabù. Cos'è un tabù? Un fatto di cui non si può parlare o di cui si deve dare sempre la stessa interpretazione. Il tabù esige che sia perpetuato con frasi di nessun significato che hanno, come unico obiettivo, il rafforzamento del tabù stesso. Infrangere un tabù è considerato ripugnante e degno di biasimo da parte della comunità. Un tabù si alimenta di sentenze nobili come "Ricordiamoci di quando eravamo noi a varcare il mare, spesso in condizioni estreme, e teniamo a freno gli eccessi di reazioni di fronte a quanti vengono a cercare futuro in Italia" pronunciata in modo diversamente responsabile da Giorgio Napolitano. Gli Stati Uniti, terra di immigrazione degli italiani soprattutto dopo l'annessione del Sud e del Veneto da parte dei Savoia, erano un'immenso spazio spopolato, con ricchezze naturali incredibili e per entrarvi dovevi prima chiedere il permesso. Se sbarcavi senza autorizzazione a Boston o a Miami ti sparavano addosso. Il mondo è cambiato, fare paragoni con il passato serve solo a mantenere in vita un tabù. L'Italia di oggi è sovrappopolata, uno degli Stati a maggior densità abitativa del mondo. La Francia ha il doppio del nostro territorio, con pochi rilievi montuosi, e circa lo stesso numero di abitanti. Il Maine, uno dei più piccoli Stati americani, ha le dimensioni del Nord Itala con solo 1.230.000 abitanti.
L'Italia dell'imbonitore Berlusconi, che promise casa e lavoro per gli immigrati alla televisione tunisina, ha il 20% di disoccupazione e almeno 100.000 extracomunitari disoccupati che diventeranno il doppio dopo il crollo ampiamente previsto del mercato immobiliare. Dove li mettiamo? Con che risorse li gestiamo? Gli daremo una casa, un lavoro? Li ospiterà D'Alema sul suo Ikarus o faranno compagnia ai nostri "ultimi", pensionati e disoccupati delle periferie? Non riusciamo a fare un cazzo per gli aquilani e ci illudiamo di nutrire il pianeta?
Il tabù immigrazione ha effetti indesiderati, ma anche desiderati. Quelli indesiderati sono sotto gli occhi di tutti, con migliaia di miserabili lasciati a sé stessi e alle mafie. Quelli desiderati sono una manodopera a basso costo, spesso in nero, destinata di frequente alla morte sul lavoro per il profitto dei padroncini e della Confindustria. Il trionfo della globalizzazione degli schiavi. I rifugiati politici devono trovare sempre accoglienza, chi viene dalle zone di guerra deve trovare sempre accoglienza, gli altri sono benvenuti solo se ci sono le condizioni per ospitarli, casa e lavoro, altrimenti si fa demagogia elettorale a vantaggio non delle sinistre buoniste e cialtrone, ma della Lega. Un'invasione, perché di questo si tratta, darà alla Lega il controllo assoluto del Nord Italia. La Lega, in questi anni, si è nutrita di immigrazione. Ogni immigrato irregolare, un voto in più. La destabilizzazione degli Stati è avvenuta da sempre anche grazie al fattore immigrazione. La Lega è la più interessata a mantenere in vita il tabù dell'accoglienza senza risorse giustificata dal mito dell'italiano con la valigia di cartone. Il problema della Lega, e dell'immigrazione che la alimenta, non è solo italiano, ma europeo. Il fascismo non fu un problema solo italiano, non lo sarà la Lega. Ma l'Europa dorme sonni beati e, come si è visto in Libia, in realtà non esiste. Quale unione di Stati può continuare a esistere senza una politica estera e un esercito comuni? E quale Stato può permettersi il tabù dell'immigrazione senza disintegrarsi?

 FONTE: www.beppegrillo.it

Madeleine Wickham - VACANZE IN VILLA

Metti una splendida villa andalusa, due coppie infelici, e una imprevista vacanza insieme. È quello che succede a Chloe e Philip e Amanda e Hugh. Chloe ha proprio bisogno di una vacanza. È stufa di fare abiti da sposa, lei poi che non è neanche sposata!, e il suo compagno Philip ha grossi problemi sul lavoro. Meno male che l'amico Gerard le presta la sua meravigliosa villa in Spagna. Perfetto! Hugh è infelice. Amanda, la sua impeccabile moglie, sembra più interessata al nuovo piano in marmo della cucina che a lui, e a Hugh non resta che lavorare dalla mattina alla sera finendo per diventare un estraneo, soprattutto per le sue due bambine. Ma Gerard, il suo vecchio compagno di scuola, gli offre di passare le vacanze nella sua casa in Spagna. Perfetto! E così entrambe le famiglie arrivano in Spagna nello stesso momento e nello stesso posto: dopo lo shock iniziale sono costrette a convivere tra disagi e tensioni. Ma c'è anche una storia segreta tra loro e un ritorno di fiamma... Perché le due famiglie hanno qualcosa in comune, o no?

domenica 27 marzo 2011

LA VERITA' SU FUKUSHIMA

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Quando si saprà la verità sugli effetti di Fukushima forse vorremo cambiare pianeta. Siamo arrivati al livello 7. Il massimo possibile. Il livello 8 nessuno sarà in grado di raccontarcelo. Uno studio commissionato da Greenpeace Germania a un esperto tedesco di sicurezza nucleare, rivela da giorni che l'incidente di Fukushima "ha già rilasciato un tale livello di radioattività da essere classificato di livello 7, secondo l'International Nuclear Event Scale (INES)". È il livello massimo di gravità per gli incidenti nucleari, raggiunto solo da Chernobyl. Secondo Greenpeace, la quantità totale di radionuclidi di iodio-131 e cesio-137, rilasciata a Fukushima tra l'11 e il 13 marzo 2011, equivale al "triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7 nella scala INES".
Ps: Le "Facce da nucleare" dell'opposizione che si sono assentate alla votazione per l'accorpamento del referendum con le elezioni amministrative sono: Capano, Cimadoro, Ciriello, D'Antona, Farina, Fassino, Fedi, Gozi, Madia, Mastromauro, Porcino, Samperi.
- Scarica il volantino delle "Facce da nucleare" e diffondilo
- Partecipa a "Spegni il nucleare" con il referendum su FB

Elbert Hubbard - GENIO E STUPIDITA'





Il genio può avere dei limiti; la stupidità, invece, non è così handicappata.

sabato 26 marzo 2011

EUROPA SENZA PARACADUTE

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E' l'Europa del bail out, che significa salvataggio, ma anche lanciarsi con il paracadute. Ora è il turno del Portogallo, prima sono state buttate di sotto Grecia e Irlanda. Bail out ha un suono che ricorda una caramella mou e un cucchiaino di miele, un plum cake, una torta inglese, ma nessuno lo vuole deglutire fino all'ultimo momento. Il retrogusto è infatti di olio di fegato di merluzzo. Bail out vuol dire che l'Europa ti presta i soldi per evitare il default e l'uscita dall'euro e, contemporaneamente, ti toglie la sovranità economica dopo quella monetaria. Il ministero dell'Economia diventa una succursale della BCE
Il Portogallo è senza governo dopo le dimissioni di Socrates, i suoi titoli pubblici per essere venduti hanno bisogno di alzare gli interessi, da gennaio sono passati da 6,4 a 7,66%. Un cappio al collo che si stringe sempre più. Con l'aumento degli interessi aumenta il debito sino al momento in cui non riesci a pagare gli interessi. Un tempo se ne usciva con l'inflazione, stampando moneta nazionale, oggi con il bail out. Il Portogallo ha annunciato misure anti crisi da tempi bui come una tassa sulle pensioni, il blocco delle grandi infrastrutture tra cui i treni ad alta velocità e un forte aumento dell'IVA. Gli occorrono almeno 80 miliardi di euro per non fallire che verranno da Bruxelles. Il Portogallo per il momento dice no all'olio di fegato di merluzzo, ma domani dirà sì al Fondo anticrisi europeo. Questo salvadanaio di 700 miliardi è un'illusione ottica, chi ci mette i soldi, a parte la Germania e alcuni Stati del Nord Europa, è indebitato come o peggio del Portogallo. Soldi virtuali. L'Italia dalle pezze al culo partecipa al fondo con 125,96 miliardi di euro. E' la stessa Italia che ha raggiunto il record di 1.879,9 miliardi di debito, con una disoccupazione reale intorno al 20%, con un deficit pubblico previsto nel 2011 del 4,3% (il Portogallo è al 4,9%) e un indebitamento sul PIL al 116% (superato in Europa solo dalla Grecia). Dove trova i soldi per aiutare gli altri se sta andando a fondo? Se la UE gli sta chiedendo un risanamento di 40 miliardi all'anno? Lo stesso discorso vale per la Spagna che sarà la prossima a entrare in crisi.
L'Europa ricorda il dipinto di Bruegel il Vecchio "La parabola dei ciechi", dal sottotitolo "Così va il mondo," nel quale dei ciechi si tengono uno all'altro in fila indiana mentre camminano. Il primo cade in una fossa e gli altri lo seguono. Se uno Stato si indebita e non riesce a pagare il suo debito, la soluzione europea per mantenerlo nell'euro è di indebitarlo ancora di più con il bail out. Fantastico. Chi presta i soldi al Portogallo è, come la Spagna e l'Italia, indebitato a sua volta. In attesa del suo bail out. Avverrà come in alcune cene in cui tutti, tranne uno, si sono dimenticati il portafoglio a casa. E quell'unico, la Germania, pagherà per tutti.

ULTIM'ORA: Tremorti per non essere buttato fuori dall'Europa, dopo aver equiparato il debito pubblico al risparmio privato (concetto inesistente in un'Europa con la libera circolazione dei capitali) si è inventato il "debito atomico" che l'Italia non ha e gli altri Stati sì perchè devono smantellare le centrali nucleari. Ma il nucleare non era, fino a ieri, il futuro della nostra economia?

L'UOMO DI SINISTRA ITALIANO

I BAMBINI DI CHERNOBYL

ione La Rondine
(15:00)cop_bambini_chernobyl.jpg

venerdì 25 marzo 2011

COERENZA E AFFIDABILITA'

L'ARMATA BRANCALEONE

Paolo Rumiz - IL BENE OSTINATO

In breve
I "Medici con l'Africa" del Cuamm (Collegio Universitario Aspiranti e Medici Missionari) si spendono dal 1950 per il diritto fondamentale alla salute e l'accesso ai servizi sanitari. L'incontro tra il Cuamm e Paolo Rumiz è la scintilla da cui nasce questo libro. C'è uno scrittore-viaggiatore che si innamora del progetto, parte per l'Africa e osserva un'altra Italia in azione…
Il libro
"È la storia dei 'profeti' di oggi, i punti emergenti di un volontariato italiano di cui non si scrive, il nucleo di un altruismo che alberga negli stessi territori dell'egoismo antistranieri. È la storia di una pattuglia di medici italiani, inquadrati nella più brillante e meno nota – mai discussa – delle nostre Organizzazioni non governative, Medici con l'Africa Cuamm."

I "Medici con l'Africa" del Cuamm (Collegio Universitario Aspiranti e Medici Missionari) si spendono dal 1950 per il diritto fondamentale alla salute e l'accesso ai servizi sanitari. Il Cuamm oggi è presente in sette paesi: Angola, Etiopia, Kenya, Mozambico, Sudan, Tanzania e Uganda. L'incontro tra il Cuamm e Paolo Rumiz è la scintilla da cui nasce questo libro. C'è uno scrittore-viaggiatore che si innamora del progetto, parte per l'Africa e osserva un'altra Italia in azione. Si sofferma sulle donne e sugli uomini – non solo medici – che con le famiglie decidono di vivere e lavorare nei villaggi e nelle città dove opera il Cuamm. Quali sono le loro storie? Come è cambiata la loro vita? Qual è la radice del loro impegno? È l'occasione per indagare e raccontare un mondo poco conosciuto, composto da singolari emigranti, professionisti che si sradicano dall'Italia con le proprie famiglie per trapiantarsi in contesti disagiati, spesso pericolosi, sempre impegnativi.

Sono storie particolari, a volte uniche, che connettono il Nord e il Sud del mondo. E forse aprono una strada al futuro.

giovedì 24 marzo 2011

LE REAZIONI ITALIANE AL DISASTRO NUCLEARE GIAPPONESE

Irène Némirovsky - IL VINO DELLA SOLITUDINE

Il vino della solitudine è il più autobiografico e il più personale dei grandi romanzi di Irène Némirovsky: la quale, pochi giorni prima di essere arrestata, stilando l'elenco delle sue opere sul retro del quaderno di Suite francese, accanto a questo titolo scriveva: «Di Irène Némirovsky per Irène Némirovsky». Non sarà difficile, in effetti, riconoscere nella piccola Hélène, che siede a tavola dritta e composta per evitare gli aspri rimproveri della madre, la stessa Irène; e nella bella donna che a cena sfoglia le riviste di moda appena arrivate da Parigi in quella noiosa cittadina dell'impero russo – e trascura una figlia poco amata per il giovane cugino, oggetto invece di una furente passione – quella Fanny Némirovsky che ha fatto dell'infanzia di Irène un deserto senza amore. Hélène detesta la madre con tutte le sue forze (e si sente morire all'idea di dover posare la bocca su quella guancia che vorrebbe «lacerare con le unghie»), al punto da sostituirne il nome, nelle preghiere serali, con quello dell'amata istitutrice, «con una vaga speranza omicida». Verrà un giorno, però, in cui la madre comincerà a invecchiare, e Hélène avrà diciott'anni: accadrà a Parigi, dove la famiglia si è stabilita dopo la guerra e la rivoluzione di ottobre e la fuga attraverso le vaste pianure gelate della Russia e della Finlandia, durante la quale l'adolescente ha avuto per la prima volta «la consapevolezza del suo potere di donna». Allora sembrerà giunto alfine per lei il momento della vendetta: «Ti farò piangere come tu hai fatto piangere me!». Ma Hélène non è sua madre – e forse sceglierà una strada diversa: quella di una solitudine «aspra e inebriante». Da un'infanzia infelice, diceva Irène Némirovsky, non si guarisce mai: pochi hanno saputo raccontare quell'infelicità come ha fatto lei.

mercoledì 23 marzo 2011

IL NOBEL PER LA PACE

martedì 22 marzo 2011

SARKOZY IL BOMBARDIERE

(05:25)ginostrada_sarkozy.jpg

CIBO RADIOATTIVO

Fukushima_incendio.jpgLe radiazioni dei reattori di Fukushima sono entrate nella catena alimentare. L'OMS ha dichiarato che sono più gravi del previsto. Cosa significhi con esattezza nessuno lo sa.
"Desidero segnalare questo video trasmesso dalla tv svizzera giovedì scorso... Basterebbe questo video per dimostrare la follia del nucleare: il subappalto dei lavori di manutenzione nelle centrali nucleari francesi. Per chi non volesse visionarlo tutto lo faccia partire poco più della metà...". lorenzo rolla

lunedì 21 marzo 2011

L'ITALIA TRADISCE SEMPRE

IL COMUNICATO DELL'ANM

Di seguito il comunicato diffuso il giorno 19 dall’Associazione Nazionale Magistrati, in risposta all’annunciata controriforma della giustizia.

“L’Associazione nazionale magistrati esprime la propria ferma contrarietà ai contenuti del disegno di legge costituzionale di riforma della giustizia approvato dal Consiglio dei ministri.
L’impianto complessivo della riforma si incentra su una netta alterazione dell’equilibrio tra i poteri, attraverso un incisivo rafforzamento del controllo della politica sul sistema giudiziario, in netto contrasto con il disegno originario della Costituzione del 1948. Le garanzie dei cittadini ed i diritti di libertà saranno privati della più efficace forma di tutela costituita dall’autonomia e dall’indipendenza della magistratura.
Nel disegno riformatore le garanzie di autonomia ed indipendenza, oggi puntualmente previste direttamente dalla Carta Costituzionale, sono rimandate a successive ed indeterminate norme di legge ordinaria, rimesse alle contingenti maggioranze politiche.
Con la riforma sarà la politica a indirizzare le indagini della polizia giudiziaria, che verrà sottratta alla direzione della magistratura; sarà la politica a scegliere i reati da perseguire.
Con la separazione delle carriere si creerà un organo di accusa che avrà il solo scopo di vincere il processo con la condanna dell’imputato e non quello di applicare in modo imparziale la legge; un pm separato accentuerà il carattere repressivo della funzione e il suo ruolo si avvicinerà a quello della polizia. A pagare, anche in questo caso, saranno i cittadini più deboli. Se le scelte del pubblico ministero saranno condizionate dalle indicazioni della politica, sarà difficile, se non impossibile, che possano ancora avviarsi indagini sui reati commessi dai potenti.
Aumenterà il numero dei componenti nominati dalla politica all’interno degli organi di governo della magistratura e risulterà dunque svuotato il principio di autonomia dagli altri poteri dello Stato: se la carriera del giudice e la sua vita professionale dipenderanno da scelte della politica sarà più difficile ottenere decisioni giuste, ancora una volta a detrimento dei cittadini, in particolare dei più deboli.
Quanto alla responsabilità del magistrato, deve essere ricordato che oggi esistono ben cinque forme di responsabilità: penale, civile, disciplinare, contabile e anche professionale. In Italia, come in tutti gli ordinamenti democratici, è già prevista una responsabilità civile indiretta per i casi di dolo o colpa grave e diretta nei confronti dello Stato che può poi rivalersi sui magistrati
Ma, in particolare, va rimarcato che questa riforma non ha niente a che vedere con il funzionamento della giustizia. Non ridurrà di un solo giorno la durata dei processi penali e civili.
Sarebbe davvero “epocale”, invece, una riforma che, come più volte richiesto dall’Anm, realizzasse:
· l’abolizione dei tribunali inutili;
· l’eliminazione degli inutili formalismi nelle procedure penali e civili;
· un’effettiva informatizzazione degli uffici e del processo;
· l’ufficio del giudice e la riqualificazione del personale amministrativo;
· un incremento e una razionalizzazione delle risorse umane e materiali per gli uffici giudiziari;
· una seria depenalizzazione;
· una reale riduzione del contenzioso civile
Invece, anche in questo ambito, il Parlamento sembra impegnato in proposte di legge che avrebbero l’effetto di aggravare lo stato della giustizia o di ostacolarne il funzionamento, anche attraverso la modifica dei più efficaci strumenti di investigazione.
Per questi motivi la magistratura intende rappresentare in tutte le sedi, politiche ed istituzionali, nel rispetto delle prerogative di tutte le istituzioni, nonché all’opinione pubblica le ragioni della profonda contrarietà alle proposte di riforma in discussione.
Il Comitato direttivo centrale proclama lo stato di agitazione ed invita le sezioni distrettuali ed i magistrati ad una mobilitazione diffusa, demandando alla Giunta esecutiva centrale di intraprendere ogni iniziativa volta a rappresentare nelle sedi politiche ed istituzionali le motivazioni della contrarietà alla riforma costituzionale.
Il Comitato direttivo centrale è convocato in via permanente e valuterà i tempi di convocazione di un’assemblea generale”.
Roma, 19 marzo 2011
Approvato all’unanimità dal Comitato direttivo centrale

giovedì 17 marzo 2011

LO SDEGNO

Dal libro di Maurizio Viroli:

La libertà dei servi

Laterza Editore. 
 
Dedicato ai cultori dei toni pacati.

“Accanto all’amore della libertà, colloco la passione dello sdegno, inteso come quel profondo senso di repulsione per l’ingiustizia che é proprio degli animi grandi ed é invece del tutto sconosciuto agli animi servili ed ignobili.
Diverso dalla compassione, che é dolore nei confronti dell’immeritata sfortuna di altri, lo sdegno é, in senso stretto, un’ira buona di fronte all’ingiustizia, o meglio ancora l’ira dei buoni: l’ira nei confonti delle persone contro le quali é giusto provare ira. Lo sdegno é insomma la sana ira guidata dalla ragione e come tale può, anzi deve, vivere anche nell’animo della persona mite. Bobbio l’ha definita “l’arma senza la quale non vi é lotta che duri ostinata, senza la quale, vittoriosi, ci si infiacchisce, e, vinti, si cede”.
E’ la virtù dei precursori, degli anticipatori, di quelli che dimostrano che si può lottare e incoraggiano gli altri a seguire il loro esempio anche quando la prudenza, con buoni argomenti, consiglia di stare fermi, di tacere, di adeguarsi e di piegarsi.
Chi agisce per sdegno “esclude interessi e calcoli”, e diventa capace di quel “fanatismo” degli iniziatori che hanno entusiasmo di sincerità e sanno tradurre il pensiero in azione, come scriveva Piero Gobetti nel 1922.
Intransigenza contro cedimento; difesa della Costituzione contro ogni tentativo (non dovremo attendere molto, e vinceranno) di stravolgerla per farne uno strumento di dominio; educazione morale e civile contro la politica ridotta a semplice apparenza e gestione del potere; amore della libertà e sdegno contro gli allettamenti della libertà dei servi e la rassegnazione.
Sono tutti concetti che sanno di vecchio, ne sono consapevole, e che troveranno ascolto solo fra pochi e alzate di spalle e sarcasmo presso i più. Poco male. Osservo solo che le vere rinascite - quelle dalla servitù alla libertà - sono sempre avvenute grazie alla riscoperta di principi antichi.
Così è avvenuto nel Risorgimento e nel Secondo Risorgimento”. 


Voltaire - LA FILOSOFIA






Quando colui che ascolta non capisce colui che parla e colui che parla non sa cosa stia dicendo: questa è filosofia.

martedì 15 marzo 2011

SPEGNI IL NUCLEARE

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Il giorno 11 marzo 2011 il mondo è cambiato. Nulla sarà più come prima. Siamo entrati nel post nucleare. Una nuova era in cui non ci sarà più spazio per i deliri dell'energia dell'atomo. Il Giappone si è immolato per noi, certo non volontariamente, ma è ciò che è successo. Se l'incubo nucleare che ci accompagna dal dopoguerra, da Chernobyl a Three Mile Island, cesserà (e cesserà) lo dovremo al sacrificio di milioni di persone in fuga dalla nube di Fukoshima. Un esodo biblico. Neppure immaginabile. Il Giappone rischia di diventare l'isola che non c'è, un luogo dove non si entra e non si esce. Una trappola nucleare. Se persino la portaerei Reagan ha abbandonato la sua missione umanitaria, quali flotte accorreranno in soccorso delle popolazioni del l'Est del Giappone? Le merci giapponesi contaminate non potranno più uscire dal Paese.
Le nubi non si fermano. Forse arriveranno fino in Europa se il vento soffierà verso Ovest. Il senso di quello che è successo è troppo grande, troppo profondo per poterlo afferrare, ma qualcosa si può intuire. Le persone hanno capito immediatamente che il nucleare è finito per sempre. Alcuni capi di Stato hanno già preso posizione contro le centrali, sanno che continuare sarebbe la loro fine politica. Succede in Germania, in Svizzera, perfino in Australia che possiede il 30% dell'uranio mondiale. L'Italia, in questo scenario, recita la parte del giapponese sperduto in un'isola del Pacifico che continua a combattere dopo dieci anni dalla fine della guerra. Personaggi che finiranno presto nel dimenticatoio del ridicolo con le loro affermazioni nucleariste. La Prestigiacomo è l'unico ministro dell'Ambiente nel mondo che vuole nuove centrali nucleari. Lei, Testa, Veronesi, Berlusconi, Cicchitto, Scaroni, Maroni, Casini, Fini, Frattini e i pennivendoli fusi del nocciolino nucleare sono come i fascisti che giravano in divisa da federale dopo il 25 aprile. Le loro dichiarazioni sono da conservare per il futuro, i loro volti, i video, le argomentazioni sono la testimonianza di un preciso momento, l'ultimo. Domani, tra qualche giorno o qualche mese, non potranno più permettersi di sparare stronzate. L'unico motivo per cui si vuole il nucleare è il debito pubblico di 500 miliardi di euro in mano alla Francia. L'EDF è il mandante, Berlusconi e la Confindustria gli esecutori interessati.
Questa classe politica sarà spazzata via dal referendum del 12 e 13 giugno. Da questa settimana partirà un'iniziativa che durerà fino al referendum: "Spegni il nucleare". Voglio coinvolgere milioni di italiani, non ci sono alibi. Con il quorum Maroni ci potrà fare il bunga bunga solitario. Il 29 aprile ci sarà l'assemblea dell'ENEL delle centrali nucleari, io ci sarò, il blog ci sarà con la diretta streaming. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

Oscar Wilde - PERSONE PIACEVOLI E NON





Alcuni portano felicità dovunque vanno; altri appena se ne vanno.

Nicholas Sparks - VICINO A TE NON HO PAURA

L'arrivo di una giovane donna a Southport, cittadina del North Carolina, suscita immediatamente interrogativi sul suo passato. Bella ma misteriosa, Katie sembra decisa a evitare qualsiasi legame, finché una serie di circostanze la attira timidamente verso due persone: Alex, un vedovo con due figli e dal cuore tenero, che gestisce l'emporio locale e Jo, la vicina di casa, una ragazza single schietta e spontanea. Nonostante le riserve, Katie pian piano abbassa la guardia e mette radici nella ristretta comunità locale, lasciandosi andare a un sentimento sempre più profondo nei confronti di Alex e dei suoi bambini. Benché innamorata, combatte ancora con un oscuro segreto che continua a perseguitarla e a terrorizzarla... un passato che l'ha costretta ad affrontare un viaggio disperato attraverso il Paese, fino ad approdare nella tranquilla Southport. Grazie all'amicizia sincera di Jo, Katie alla fine comprende che vale la pena rischiare il tutto per tutto se si vuole conquistare la felicità... e che se la vita a volte è come una burrasca, l'amore è l'unico vero porto sicuro.

lunedì 14 marzo 2011

LE BALLE NUCLEARI

Oggi parliamo un po’ di informazione, per così dire, a proposito di alcuni temi di grandissima attualità. Cominciamo con questa catastrofe epocale del Giappone, con le miserie dei nostri opinionisti spacciati per esperti a proposito del nucleare. Non sono un esperto, quindi non voglio minimamente entrare nei dettagli tecnici di quello che è successo, che sta succedendo che magari scopriremo tra qualche giorno a proposito delle centrali nucleari giapponesi definite a rischio dallo stesso governo che ha evacuato ampie zone circostanti e ha avviato operazioni di decontaminazione ambientale e anche personale su molte persone che durante quell’esplosione, quell’emissione di nubi si sono trovate nella zona, vedremo cosa è successo… (leggi tutto)

Fonte: beppegrillo.it

LA NOSTRA CLASSE DIRIGENTE (Luca Luciani è il nuovo direttore generale di Telecom Italia)

I BAMBINI DI CHERNOBYL

sabato 12 marzo 2011

Comprereste un voto usato da quest'uomo?

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Quando sbaglio lo faccio in buona fede, ma subito dopo mi incazzo con me stesso. Di errori ne ho commessi molti e purtroppo ne commetterò altri, uno dei più imbarazzanti è stato Luigi de Magistris, eurodeputato grazie (anche) ai voti del blog come indipendente che subito dopo si è iscritto per coerenza a un partito. Sulla sua attività europarlamentare tantissimi contavano, io per primo, per contrastare i fondi europei destinati alle mafie. In questi mesi è stato forse più presente sui giornali e in televisione che nei banchi di Bruxelles. L'europarlamento è un passaggio per traguardi più importanti e di grande visibilità. Ah, la visibilità. Ah, la coerenza.
De Magistris si è candidato a sindaco di Napoli, ma solo lo scorso anno diceva in un'intervista al Fatto Quotidiano: "Ringrazio chi, tra partiti e società civile, vede in me un’alternativa a un quadro politico moribondo, crollato sulla questione morale. Tocca a me? Certo, tocca a me ogni giorno, da quando ho deciso di impegnarmi in politica... da europarlamentare e presidente della commissione di controllo sui bilanci mi sto occupando in Europa di dimostrare che l’immagine dell’Italia non è solo quella di Berlusconi, e di impiegare al meglio i fondi europei, spezzando ogni legame tra le risorse Ue e la criminalità organizzata... dovrei dimettermi dal Parlamento europeo. E in politica c’è un valore che pochi ricordano, specie in questi giorni: la coerenza. Ho fatto campagna elettorale in tutta Italia raccogliendo consensi ovunque per dedicarmi ai temi dell’Europa. Lasciare il lavoro incompiuto non sarebbe un bel segnale."
Dal blog di Antonio Borghesi, suo compagno di partito: "ho appreso che saresti stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Salerno perché, quale sostituto procuratore in servizio presso la Procura della Repubblica di Catanzaro ed assegnatario del procedimento penale n.2552/05/Mod.21 a carico dei magistrati di Potenza, omettendo di procedere alle indagini ordinate ... dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro...indebitamente rifiutava di compiere un atto del suo ufficio". "I fatti sarebbero i seguenti: un commerciante salentino, ridotto sul lastrico, nel vero senso della parola perché da una posizione florida ora è un senza tetto, denunciò alcuni magistrati per favoreggiamento con banche usuraie". De Magistris si sarebbe "rifiutato d'indagare, come ordinato dal GIP, su collusione fra magistrati di Lecce e magistrati di Potenza con ipotesi di reato gravissime che vanno dall'associazione per delinquere, all'estorsione, al favoreggiamento di banche che applicano tassi usurari".
De Magistris, intervistato in merito ha risposto: "…..bisogna guardare ai reati. Una cosa è la corruzione e l’associazione mafiosa, un’altra l’omissione o altre vicende minori. E che facciamo, lasciamo che ogni denuncia blocchi l’attività di un politico? E' un clamoroso errore giudiziario... I magistrati possono commettere errori...". Una risposta all'altezza di Berlusconi, ma anche di Mastella da Ceppaloni che vorrebbe candidarsi pure lui a Napoli. Mastellone ha presentato al Tribunale di Benevento un atto di citazione contro de Magistris per diffamazione. Per chiunque sarebbe una medaglia al valore una denuncia da parte del ceppalonico con la possibilità di inchiodarlo in tribunale, ma non per de Magistris che ha richiesto alla presidenza dell’assemblea UE di far valere la sua immunità parlamentare. Amen.

Caparezza - "ERETICI DI TUTTA ITALIA UNITEVI"

Jonathan Franzen - LIBERTA'

Walter e Patty sono il ritratto dei buoni vicini: gentili, premurosi, ecologisti. Eppure qualcosa va storto se, dopo qualche anno, i giornali definiscono Walter «arrogante ed eticamente compromesso» mentre Patty sprofonda nella depressione.
Dopo Le correzioni, Jonathan Franzen sceglie di nuovo un matrimonio, il vincolo che lega due persone, per raccontare ciò che lega tutti gli uomini.
Perché di tutti è la domanda: «Se sono libero di scegliere, allora come devo vivere?»
Libertà è uno di quei rari romanzi del presente in grado di dare del tu ai classici. 
 «Libertà, come il precedente Le correzioni, è un capolavoro del romanzo americano. Non si limita a raccontarci una storia avvincente: la profonda intelligenza morale del suo autore inonda di luce nuova il mondo che crediamo di conoscere».
The New York Times Book Review

«Se Libertà non è il Grande Romanzo Americano, onestamente non so cosa possa esserlo. La ragione per celebrarlo non è che fa qualcosa di nuovo, ma che fa qualcosa di antico, qualcosa che si credeva morto, e lo fa alla grande».
The Telegraph

Walter e Patty erano arrivati a Ramsey Hill come i giovani pionieri di una nuova borghesia urbana: colti, educati, progressisti, benestanti e adeguatamente simpatici.
Fuggivano dalla generazione dei padri e dai loro quartieri residenziali, dalle nevrosi e dalle scelte sbagliate in mezzo a cui erano cresciuti: Ramsey Hill (pur con certe residue sacche di resistenza rappresentate, ai loro occhi, dai vicini poveri, volgari e conservatori) era per i Berglund una frontiera da colonizzare, la possibilità di rinnovare quel mito dell'America come terra di libertà «dove un figlio poteva ancora sentirsi speciale». Avevano dimenticato però che «niente disturba questa sensazione quanto la presenza di altri esseri umani che si sentono speciali».
E infatti qualcosa dev'essere andato storto se, dopo qualche anno, scopriamo che Joey, il figlio sedicenne, è andato a vivere con la sua ragazza a casa degli odiati vicini, Patty è un po' troppo spesso in compagnia di Richard Katz, amico di infanzia del marito e musicista rock, mentre Walter, il timido e gentile devoto della raccolta differenziata e del cibo a impatto zero, viene bollato dai giornali come «arrogante, tirannico ed eticamente compromesso».
Siamo negli anni Duemila, quelli della presidenza Bush e dell'operazione Enduring Freedom, anni in cui negli Stati Uniti (e non solo...) la libertà è stata come non mai il campo di battaglia e la posta in gioco di uno scontro il cui fronte attraversa tanto il dibattito pubblico quanto le vite delle famiglie. Che si combattano guerre imperiali o guerre domestiche, in gioco c'è sempre la libertà e il senso da dare a questa parola.
Nove anni dopo Le correzioni, Jonathan Franzen torna con un romanzo spietato e divertente, un vasto affresco storico capace di un'umanissima, malinconica attenzione per il dettaglio: una riflessione sulla libertà e sulle cose cui siamo disposti a rinunciare per essa, sull'ambiguità di un diritto che a volte si fonda sulla sopraffazione dell'altro, sulle catene che ci imprigionano e su quelle che in realtà ci rendono più liberi. Ma questo è anche un romanzo sul matrimonio, su ciò che ci lega a un'altra persona, e sulla politica, che è ciò che ci lega a tutti gli uomini. Sul desiderio e il risentimento, sull'invidia che fonda le amicizie, sul conformismo della società di massa e sulle aspettative deluse: tutte cose che, a ben vedere, sono modi diversi di pensare la libertà. 

Jacopo Fo - LO STATO ITALIANO E' FUORILEGGE

Italiani, mi piacete! Astuti, longevi, pieni di buon gusto e di charme e con il senso dello Stato di una mangusta scema. Mi piace aprire i giornali e leggere cose che voi umani non potete neppure immaginare…

Nel 2010 il nostro dolce governo ha confermato i finanziamenti per le fonti rinnovabili (eolico, solare, idrico, biomasse) fino al 2012. Ora il governo approva una legge che blocca i grandi impianti che non saranno costruiti e allacciati alla rete entro il 30 maggio. Per costruire un impianto ci vogliono mesi, se è grande un anno. Così migliaia di impianti in via d’autorizzazione, che sono già costati complessivamente centinaia di milioni di euro per i terreni e la progettazione, non si faranno più. E le aziende che avevano investito sulle fonti rinnovabili, e che stavano decollando, si trovano con i contratti che saltano con perdite di fatturato che arrivano all’80%. La legge colpisce in modo particolare i grandi impianti ma getta nel caos tutto il comparto, visto che non si danno tempi certi per la durata dei finanziamenti anche ai piccoli impianti. In questi giorni molte aziende stanno chiudendo. Si parla di migliaia di licenziati in un settore che con l’indotto conta 115 mila dipendenti.

Ma lasciamo perdere la disoccupazione e il suicidio energetico e ambientale che questa decisione porta con sé… E lasciamo perdere le sordide ragioni petrolifero-nucleari che ci stanno dietro… Vorrei concentrare l’attenzione solo su un punto: come fa un governo a dire ai cittadini che finanzierà gli impianti fino al 2012 e poi cambiare idea e mandare rovinati quei cittadini che hanno creduto al suo impegno? Siamo all’abuso di potere, al tradimento di fronte al nemico sul campo di battaglia… Tacciono i Tg, ne parlano poco i giornali, quasi niente i politici progressisti. Anzi, a dire il vero un consistente manipolo del centrosinistra si è dimostrato entusiasta che si facesse finalmente fuori quel che restava della legge Prodi che finanziava al 100% gli impianti che producono energia da fonti rinnovabili.

Ma, attenzione, non è certo la prima volta che lo Stato Italiano tradisce le sue stesse leggi. Anzi, a ben guardare il nostro beneamato Stato, a prescindere dalle bandiere dei partiti al Governo, se n’è sempre fatto un baffo delle leggi. Le leggi sono per i cittadini. Se apro un ristorante devo fornire precise prove tecniche su igiene, solidità, criteri costruttivi… Lo Stato manda i nostri figli dentro scuole che troppo spesso sono fatiscenti. Ogni tanto ne muore qualcuno, ma che ci possiamo fare? Tocca che i figlioli vadano a scuola. E le prigioni? Trovatemene una che rispetti i criteri di affollamento massimo stabiliti dalle Asl. Ma anche i postini non potrebbero distribuire la posta se dovessero rispettare il regolamento che stabilisce che devono girare con la borsa delle lettere chiusa. E’ tutto così.

Poi ci sono gli episodi eclatanti. Anni fa dei buontemponi decisero di prendere i soldi che l’Unione Europea ci imponeva di destinare allo sviluppo delle energie rinnovabili e di dirottarli nelle tasche dei petrolieri. Dissero: noi finanziamo con questi soldi le fonti rinnovabili e quelle equiparate. Quell’equiparate nel testo della legge sembrava innocuo. A spiegarlo c’era un oscuro documento, tenuto separato per non incappare nelle ire dell’Unione Europea. Su questo documento, noto come Cip6, si spiegava che venivano equiparate alle fonti rinnovabili le produzioni di energia elettrica ottenute dalla combustione di gas, scarti del petrolio e immondizia (che siccome la fai tutti i giorni è rinnovabile!).

Poi c’è la storia di Francesco Di Stefano che vince un concorso di Stato per la concessione di due reti televisive terrestri, mentre Rete 4 viene bocciata perché mancante di requisiti sufficienti. Ma Europa 7 non avrà mai le sue frequenze e invece Rete 4 continuerà a trasmettere. E poi ci sono quei poveri disgraziati di imprenditori che forniscono alla polizia le tecnologie per le intercettazioni. Siccome i politici non ne possono più di queste intercettazioni sono cinque anni che non li pagano. Vantano un credito di più di 500 milioni di euro ma chissenefrega… Perché mai lo Stato dovrebbe pagare quel che decide di comprare? Lo Stato ha i caccia bombardieri e le portaerei. Ha i lagunari con dei mitragliatori che fanno impressione solo a guardarli. Se vuole paga, se non vuole non paga. A noi italiani lo stato piace così: bello e impossibile!

Ps: c’è chi sostiene che i pannelli fotovoltaici sono una bufala perché hanno un tale costo energetico nella fase produttiva da renderli sconvenienti. È falso. Infatti il costo energetico dei pannelli sta via via diminuendo grazie a nuove rivoluzionarie tecnologie. Mi sono rivolto al grandissimo professor Maurizio Fauri dell’università di Trento per avere dati precisi. Il tempo di ritorno dell’energia utilizzata per la costruzione dei moduli è ormai al di sotto dei quattro anni per il policristallino e a tre anni per il film sottile, ma stanno uscendo nuovi pannelli che riducono rispettivamente a poco più di due anni e di un anno i tempi di ammortamento energetico. Ad oggi, alcuni costruttori garantiscono un rendimento dell’80% dei moduli dopo 25 anni di funzionamento. Si può affermare che dopo 30 anni il rendimento dei moduli attualmente in commercio supera il 70% di rendimento (perdite inferiori al 30%) e quindi per 50 anni, estrapolando un decadimento lineare, si può ipotizzare un rendimento dei moduli del 50-60% (perdite del 40-50%).

venerdì 11 marzo 2011

Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) - Gesù di Nazaret Vol. 2

Secondo volume sulla vita di Cristo.
Prosegue la riflessione di Joseph Ratzinger Benedetto XVI sulla figura e le parole di Gesù.
In passato l'autore si è dedicato agli avvenimenti che vanno dal battesimo al Giordano fino alla confessione di Pietro ed alla Trasfigurazione.
Nel presente volume vengono affrontati in nove capitoli gli episodi decisivi della vita di Gesù, quelli al centro della fede cristiana: la passione, la morte e la Risurrezione di Cristo.


Gesù di Nazareth è l'ultimo grande libro che uno dei maggiori teologi del XX secolo si era proposto di scrivere come atto conclusivo del suo percorso intellettuale e scientifico, prima ancora di essere eletto Papa. Così l'autore non intende parlare in primo luogo quale Romano Pontefice, ed il libro non vuole essere un atto ufficiale del suo magistero. Ma questa apparente debolezza in realtà si rivela la forza di un libro che desidera liberamente interloquire con tutti.


L'analisi tanto appassionata quanto scientificamente rigorosa degli avvenimenti - l'Ingresso a Gerusalemme, la Lavanda dei piedi, l'Ultima Cena, il Getsemani ed altro ancora - è come attraversata da una nota di sottofondo sempre ricorrente: è la domanda di importanza decisiva ad un tempo per lo studioso e per ogni credente: il Gesù nel quale crediamo è anche il Gesù veramente esistito? I Vangeli ci mostrano la figura di Gesù la più storicamente sensata e convincente?


Così diviene evidente che in questo libro l'autore non intende solo cimentarsi nelle dispute teologiche relative ad una figura, quella di Gesù di Nazareth, con la quale il teologo si è occupato tutta la vita, Joseph Ratzinger - Benedetto XVI intende insieme adempiere al suo compito sacerdotale ed episcopale: con un linguaggio avvincente ed immediatamente accessibile prende per mano tutti ed ognuno - esperti e non, credenti e non - per accompagnare all'incontro con un uomo in carne ed ossa che è più di un uomo e la cui tomba trovata vuota, oggi come ieri, è un avvenimento che può ragionevolmente soddisfare le speranze e le aspettative più vere di ognuno di noi.

Marco Travaglio - RISCHI FATALI

RISCHI FATALI

martedì 8 marzo 2011

Maurizio Viroli - VIVA LA PATRIA

L’idea dell’editore Laterza di promuovere in alcune scuole particolarmente rappresentative di dieci città italiane – Bologna, Genova, Milano Palermo, Bari, Firenze, Napoli, Vicenza, Roma, Torino – lezioni, dibattiti e seminari sul Risorgimento e su questioni di attualità politica e culturale, è il modo migliore di ricordare il 150esimo dell’Unità Nazionale. Nonostante le gravi difficoltà in cui si dibatte, la scuola italiana ha ancora grandi riserve di passione civile. Ci sono insegnanti e studenti che vogliono vivere con dignità, e capire il Risorgimento attraverso un approfondimento serio che privilegi in primo luogo il confronto di diverse interpretazioni. Nelle pubbliche celebrazioni la cattiva retorica e i discorsi di maniera sono sbagliati e controproducenti; nelle scuole sono del tutto fuori luogo. Per questo le iniziative promosse per il 15, 16 e 17 marzo vedono ovunque impegnati studiosi di orientamento diverso, dai più severi critici del Risorgimento ai suoi più convinti ammiratori (il programma, città per città, su www.italiaunitascuola.it).

Proprio dalla discussione libera e rigorosa potrà emergere il valore ideale del nostro Risorgimento, e i giovani potranno trovare nel nostro passato nuove energie morali e una rinnovata saggezza politica che li aiuteranno ad affrontare e a combattere la deprimente condizione di degrado civile e umano nel quale tocca loro vivere. Il nostro Risorgimento ha infatti elaborato un’ideale di patria fondato sul principio della libertà civile e politica e sul rispetto della libertà degli altri popoli e delle altre nazioni. Le radici storiche di questo concetto di patria sono nel pensiero politico del Rinascimento e nell’Illuminismo. Questa tradizione di pensiero interpreta l’amore della patria come amore caritatevole della libertà e del bene comune che si traduce in cura e servizio.

Mazzini spiegò a chiare lettere che vera patria è non è il territorio, ma l’associazione che garantisce il pieno rispetto dei diritti, compresi i diritti sociali, che permettono agli esseri umani di vivere con dignità di cittadini. La patria non si contrappone al principio di umanità, ma è il mezzo più efficace per attuarlo. Carlo Cattaneo riteneva che il cuore della libera nazione fossero i comuni intesi come centri di autogoverno. Garibaldi non ha mai esaltato la guerra e la conquista, ma ha invocato con forza nei congressi internazionali l’unità dell’Europa quale mezzo per porre fine alle carneficine imposte dalla politica di potenza. Per lui, e per i patrioti del Risorgimento, la guerra non era fine ma mezzo per la conquista e la difesa della libertà della patria fra libere patrie. Fra questa idea di patria e il nazionalismo che invoca quale valore predominante l’omogeneità culturale, linguistica, religiosa o etnica di un popolo (secondo la lezione di alcuni teorici) o l’affermazione della nazione nello scontro con le altre nazioni (o varie combinazioni dell’una e dell’altra idea) c’è un abisso morale e politico.

Questo non esclude che nel linguaggio politico e nella cultura del Risorgimento i concetti di patria e di amor di patria abbiano assunto anche significati propri del nazionalismo. Molti scrittori politici, storici  e letterati, soprattutto dopo il 1870, hanno insistito sulla comune appartenenza etnica, sulla religione cattolica intesa come tratto distintivo dell’identità italiana, sulla nostalgia per la passata grandezza e sulla volontà di ritrovarla. Come avviene spesso nella storia, possiamo trovare nel Risorgimento italiano esempi di un linguaggio ibrido che combina elementi di diverse tradizioni.

Come sarebbe cattiva storiografia presentare il Risorgimento quale trionfo dell’ideale del patriottismo nel suo significato più puro, così è storiografia altrettanto cattiva presentare il Risorgimento come trionfo del peggior nazionalismo che esalta la razza, la discendenza etnica, il sangue, il sacrificio, il martirio e la comunità dei guerrieri. Capire il Risorgimento è condizione indispensabile anche per intendere il valore ideale della resistenza antifascista. I migliori e più intransigenti antifascisti cercarono e trovarono nelle idee e nelle biografie degli uomini del Risorgimento esempi e motivazioni per il loro impegno. Vittorio Foa, per citare un solo esempio, nel carcere di Regina Coeli, riconosceva al Risorgimento il merito di aver educato gli Italiani ad un patriottismo fondato su un concetto di patria che “non esprime una entità territoriale né deve necessariamente identificarsi con determinati istituti e tanto meno colle aspirazioni di un gruppo di persone per il fatto che esse hanno più spesso quella parola sulle labbra; ma ha invece un contenuto concretamente ideale”.

Le due più importanti esperienze di emancipazione politica della storia italiana, il Risorgimento e la Resistenza antifascista, che tali furono nonostante i loro limiti e i loro vizi, sono state dunque sostenute dall’idea che patria vuol dire libertà comune di un popolo che vuole vivere libero fra popoli liberi. In tempi come questi, così poveri di esempi di idealità, offrire ai giovani l’opportunità di riflettere sull’esperienza dell’Unità nazionale, significa stimolarli a pensare che la vita può essere vissuta anche come missione per un principio di libertà.

Il Fatto Quotidiano, 8 marzo 2011