librerie canova

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Conegliano - Treviso

LIBERNAUTA 2012

LIBERNAUTA 2012
Concorso a premi per terrestri curiosi dai 14 ai 19 anni e over 20

giovedì 29 settembre 2011

Walter Passerini / Ignazio Marino - SENZA PENSIONI

"SIAMO GIUNTI AL CAPOLINEA DI UNA SITUAZIONE CHE È IL PRODOTTO DELL'INCOSCIENZA E DELL'IRRESPONSABILITÀ. SIAMO ALLA VIGILIA DELLO SCOPPIO DELLA BOMBA PREVIDENZIALE E NESSUNO FA NIENTE."

"SPESSO TRA IL PALAZZO E LA PIAZZA C'È UNA NEBBIA SÌ FOLTA."
Francesco Guicciardini

La bomba previdenziale coinvolge lavoratori pubblici e privati, atipici e precari, liberi professionisti, artigiani e commercianti. I giovani (per esempio chi è nato nel 1980) naturalmente sono i più penalizzati, andranno infatti in pensione con il 50 per cento del loro ultimo salario. Una generazione di esclusi e sprecati che si vede offrire solo lavori temporanei e sottopagati con la prospettiva certa di una pensione minima. Il paradosso è enorme: sono loro, i 4 milioni di atipici e gli immigrati (insieme versano allo Stato italiano quasi 10 miliardi all'anno), cioè i più deboli, a sostenere le casse previdenziali (1,4 miliardi di attivo) e a pagare le pensioni di chi ha avuto un impiego sicuro e ben pagato. Tutto da rifare: prima che scoppi uno scontro generazionale e sociale, bisogna investire sui giovani facendoli entrare molto prima nel mercato del lavoro, ed eliminare le iniquità tra lavoratori dipendenti e le molte categorie di lavoratori autonomi che questo libro denuncia.
In appendice i calcoli sulle pensioni future categoria per categoria, a cura di Daniele Cirioli.

Walter Passerini, giornalista specializzato in economia, ha ideato e diretto "Corriere Lavoro", settimanale del "Corriere della Sera". Attualmente cura "Tuttolavoro", inserto de "La Stampa" dedicato all'economia e al lavoro.

Ignazio Marino lavora presso la redazione di "Italia Oggi" e si è sempre occupato di previdenza. 

Jussi Adler-Olsen - LA DONNA IN GABBIA

Ancora non conoscete il fenomeno Jussi? Arriva anche in Italia il giallista danese più venduto di sempre
 
L’esordio di un nuovo, straordinario personaggio destinato a restare a lungo nel cuore e nella mente dei lettori: il detective Carl Mørk

La voce distorta proviene da un altoparlante piazzato da qualche parte nel buio: Buon compleanno, Merete. Oggi sono centoventisei giorni che sei qui, e questo è il nostro regalo per te. Lasceremo la luce accesa per un anno, a meno che tu non sia capace di rispondere a una Merete Lynggaard, giovane parlamentare danese domanda. Perché ti abbiamo rinchiusa? di successo, è a bordo di un traghetto il giorno I media si lanciano avidamente sulla storia in cui scompare senza lasciare tracce. e le ipotesi si avvicendano nei titoli: dal suicidio fino alla sparizione volontaria. La polizia mette in campo tutte le forze, ma senza risultato: all’omicidio, dal tragico incidente al rapimento, la donna sembra inghiottita dalla terra. Merete in modo tanto disumano in una prigione però non è morta. Chi la tiene segregata di cemento? E perché? svogliato e burbero, una spina nel fianco per tutti i colleghi, decide di riaprire le indagini Cinque anni dopo, Carl Mørck, poliziotto con la sua Sezione Q, il nuovo reparto speciale fra trame politiche e drammi familiari, Mørck e il suo misterioso assistente siriano Assad per i casi irrisolti. Procedendo a ritroso nel tempo delirante di un criminale folle. Primo episodio di una serie che ha venduto si lanciano in una battaglia contro il disegno milioni di copie nel mondo, La donna in gabbia un thriller di grande tensione, con un’originale, è una gara contro il tempo dal ritmo inesorabile, trascinante vena comica, che ha fatto del giallo nordico.

C’è bisogno di creare una nuova sezione di Jussi Adler-Olsen il nuovo protagonista presso la Direzione anticrimine della polizia. come il simbolo del Partito Danese sulla scheda elettorale. Il suo obiettivo sarà di riprendere le indagini La chiameremo “Sezione Q”: Q, capisci, speciale per la comunità. Casi di speciale interesse, si potrebbe dire. su casi archiviati che abbiano un’importanza

BESTSELLER INTERNAZIONALE


Una serie da 2.500.000 copie, in uscita in 24 paesi

La donna in gabbia è stato tra i primi tre libri più venduti in Danimarca per oltre un anno, e nella top ten tedesca per sessanta settimane consecutive

Diritti cinematografici e televisivi acquistati da Network Movie, ZDF Enterprises, ZDF e Nordisk Film, gli stessi produttori dei film tratti dalla Millennium Trilogy di Stieg Larsson

Vincitore del Glass Key Award, il Premio per la letteratura gialla più prestigioso della Scandinavia

Geraldine Brooks - L'ISOLA DEI DUE MONDI

America settentrionale, 1660. Bethia Mayfield ha quindici anni quando una sera dal suo letto sente il padre e il fratello annunciare quella che per lei è un'insperata felicità: Caleb della tribù wampanoag, da anni suo grande amico segreto, andrà a vivere nella loro casa, dopo il battesimo e la conversione alla religione cristiana.
Bethia è nata e cresciuta in una piccola comunità inglese di pionieri puritani insediatisi sull'isola di Martha's Vineyard, un lembo di terra affacciato sull'oceano atlantico, schiacciato tra la selva e il mare. È sempre stata una bambina seria e silenziosa, e ha accentuato il suo carattere solitario dal giorno in cui l'amata mamma è morta dopo aver dato alla luce la piccola Solace.
Inquieta e curiosa, Bethia subisce a malincuore quello che è il destino di una ragazzina del XVII secolo: non accedere all'istruzione o, come dice Makepeace, il suo pingue e pigro fratello, essere «dispensata» dall'onere degli studi.
Trascorre così le giornate occupandosi di Solace, della casa e del padre, il pastore della comunità, un uomo di specchiata e intransigente moralità. Nei momenti liberi, tuttavia, la sua ansia di sapere, il suo desiderio di conoscenza dello strano mondo e delle cose che la circondano prendono il sopravvento. Bethia se ne va in giro per l'isola, a esplorare baie e boschi, e a osservare i nativi e i loro riti, che la affascinano e al tempo stesso la turbano, tra consapevolezza di libertà e paura del peccato.
Ha dodici anni quando incontra Caleb, e la sua esistenza ne sarà segnata per sempre. La profonda amicizia che si instaura tra i due li porta a imparare l'uno la lingua, la cultura, la religione dell'altro. Il giovane Caleb rispetta e venera la natura, non conosce il significato del termine «peccato», non capisce perché gli inglesi, che amano circondarsi di così tante cose, si accontentino di un solo dio, per giunta lontano e invisibile. Bethia gli legge brani delle Scritture, gli regala una copia gualcita del catechismo, ma in cuor suo brucia dalla voglia di fare sua, almeno per un solo trasgressivo istante, l'«avventura idolatra» del suo giovane amico.
Due mondi lontani, situati sulla stessa isola, si incontrano e si desiderano.
E l'incontro sembra trovare un magnifico e inaspettato coronamento quando Caleb accoglie il Dio dei cristiani e decide di intraprendere un cammino di studio, inizialmente accanto al pastore Mayfield e alla sua famiglia, poi sempre più lontano da Bethia, fino a diventare quello che Bethia non può, o meglio quello che a Bethia è proibito essere: una persona istruita che può liberamente decidere del suo destino.
Ispirato alla storia vera del primo nativo americano laureatosi a Harvard, L'isola dei due mondi è un magnifico romanzo che narra di amicizia e libertà, emancipazione e pregiudizio in un'epoca in cui due culture si sfidano e si incontrano per la prima volta.


Il nuovo romanzo di Geraldine Brooks, Premio Pulitzer 2006.
«Un trionfo... il magnifico ritratto di una donna e di usi e costumi di un'epoca lontana».
The New York Times
«Un'opera che avvince e istruisce ad un tempo. Impeccabilmente scritta dalla prima all'ultima pagina, conferma la reputazione di Geraldine Brooks come una delle nostre più duttili e dotate narratrici».
Jane Smiley
«Attraverso pagine che riecheggiano Annus mirabilis... L'isola dei due mondi è la storia di Bethia... una giovane donna determinata a esercitare la sua intelligenza».
Bookseller & Publisher

martedì 27 settembre 2011

Marco Pacori - IL LINGUAGGIO DEL CORPO IN AMORE

In amore nulla accade per caso. L'attrazione segue regole precise. Regole che pochi conoscono. Marco Pacori rivela ciò che scienza e psicologia hanno scoperto e ci insegna come utilizzarlo per migliorare la nostra vita sentimentale e relazionale. 

Che cosa attira irresistibilmente un uomo e una donna? Secondo gli studi più recenti, sembra che tutto si decida in pochi minuti e che il linguaggio del corpo sia la chiave dell'attrazione fatale. Marco Pacori, uno dei massimi esperti italiani di comunicazione non verbale, svela in questo libro perché e che cosa fa scoccare la scintilla. Quali sono gli elementi di maggior fascino in una donna?
Che cosa rende magnetico un uomo? La scienza ha individuato meccanismi che agiscono a nostra totale insaputa, schemi che gestiscono le fasi del rapporto amoroso (e che quindi sono, in una certa misura, prevedibili), segnali particolari che rivelano interesse, attrazione, intesa o desiderio sessuale.
Guidati da Marco Pacori apprendiamo tutti i segreti che accompagnano la scelta del partner ideale e la nascita di una relazione, dal modo per esprimere interesse a quello per scoprire se l'attenzione è ricambiata, dall'interpretazione di segnali, gesti ed espressioni fino alle "leggi" che governano l'approccio, il corteggiamento, la conquista, nonché i sintomi che rivelano se una coppia è destinata a durare o meno. Per capire e farsi capire puntando dritto al cuore.

lunedì 26 settembre 2011

Autori Vari - MENTI CRIMINALI

JAMES ELLROY, JACK WEBB, ALBERT BOROWITZ, JOHN G. DUNNE, ALEC WILKINSON, DAN P. LEE, DAVID GRANN

Dalle trentatre vittime di John Wayne Gacy alla Dalia Nera, da uno scrittore che commette l'omicidio pianificato in un suo romanzo all'antropofago della porta accanto, dal cadavere che scuote la comunità di appassionati di Sherlock Holmes a una moderna Medea: che siano «delitti del secolo» o episodi curiosi, in pochi altri generi come nel racconto del crimine la realtà supera sempre la fantasia.

Nove storie vere, nove omicidi raccontati dalle più importanti firme del giornalismo d'inchiesta americano, nove indagini che hanno ridefinito il nostro immaginario sul male. 

Alec Wilkinson, in Conversazioni con un killer, scrive che John Wayne Gacy «ha occultato così spesso la complessità del suo carattere che le persone sono costrette a immaginare la parte di lui che ha commesso gli omicidi». Gacy è ricordato come il più efferato serial killer della storia americana: con le sue trentatre vittime e la doppia vita in cui lavorava come clown alle feste per bambini, ha ispirato decine di personaggi letterari e cinematografici, e terrorizzato generazioni. Wilkinson fu l'unico rappresentante della stampa con cui Gacy decise di parlare: nasce così uno dei più celebrati reportage del giornalismo d'inchiesta americano, una disturbante esplorazione delle stanze e dei corridoi di quella casa stregata che è una mente criminale.
La necessità di conoscere la «parte di lui che ha commesso gli omicidi» non è la soddisfazione di una curiosità, magari morbosa, ma l'esigenza di guardare in faccia le paure e le tensioni che attraversano il corpo sociale, di placarne in qualche modo i fantasmi.
Nella tradizione statunitense, l'inchiesta su un omicidio o il profilo di un assassino sono tra le forme più alte di giornalismo, in cui la cronaca cede il passo all'approfondimento psicologico, al ritratto sociale e, sempre, alla riflessione etica. A volte, come nei nove testi raccolti in Menti criminali, ci si inoltra in profondità così oscure e terribili, che il racconto, pur non rinunciando all'oggettività più rigorosa, invoca gli strumenti della letteratura nel tentativo di fare luce in un abisso in cui altrimenti è facile perdersi. Non è un caso, quindi, che spesso siano stati degli scrittori a misurarsi con questo genere, o che a esempi di «true crime» sia stato riconosciuto un valore letterario.
Quelli di Menti criminali sono casi tanto celebri da aver ridefinito il nostro immaginario sul male: «tornare sul luogo del delitto» e leggere, per la prima volta in italiano, le storie originali che hanno generato degli ambigui miti collettivi può condurre alle scoperte più sorprendenti.

***
«Nessun autore di romanzo giallo riuscirebbe mai a concepire storie del genere».
Corrado Augias

giovedì 22 settembre 2011

Giovanni Filoramo - LA CROCE E IL POTERE

Settant'anni, e la Chiesa da perseguitata si trasforma in Chiesa di Stato. Settant'anni, e la croce si trasforma in simbolo di vittoria e di potere.
«I protagonisti di questa storia sono essenzialmente due: gli imperatori romani da Costantino a Teodosio, da un lato, e vescovi cristiani, da Eusebio e Atanasio ad Ambrogio e Agostino, dall'altro. In sintesi, i rappresentanti del potere politico e del potere ecclesiastico dell'epoca. Mentre gli imperatori in questione non hanno avuto successori, i continuatori del potere ecclesiastico, dopo milleseicento anni, sono ancora tra noi»: sono stati in particolare questi uomini a rendere possibili trasformazioni destinate a condizionare la storia del mondo in cui viviamo.
È infatti in un breve periodo, compreso tra l'editto di Costantino nel 313 sulla libertà di culto e il 380, quando Teodosio dichiara il cristianesimo unica religione ufficiale dell'Impero romano, che i cristiani da martiri diventano persecutori e la loro croce, fino a quel momento simbolo della passione e della morte di Cristo, diviene strumento di potere e controllo. Giovanni Filoramo racconta questa straordinaria storia, fatta di conflitti sempre più violenti tra i seguaci dei culti pagani e i cristiani, di divisioni interne tra i vari gruppi cristiani in Oriente, in Europa e in Africa, di relazioni sempre più strette tra capi religiosi e capi del potere politico. Fino a quando la Chiesa cattolica, sconfitti nemici interni ed esterni attraverso una serie di persecuzioni, si affermerà come l'unico potere religioso dell'Impero.

Chevy Stevens - SCOMPARSA

Il giorno in cui viene rapita, Annie O’Sullivan, una giovane agente immobiliare, ha tre obiettivi da raggiungere: vendere una casa, dimenticare un recente litigio con la madre ed essere pronta in tempo per una cena romantica con il suo ragazzo. Quando arriva il suo ultimo cliente Annie s’illude per un attimo che sarà il suo giorno fortunato. Non sarà così. Sarà l’inizio di un incubo.

Alternato alle sedute di psicoterapia durante le quali Annie narra il dramma della sua prigionia durata un anno, gli abusi psicologici e le violenze fisiche subiti, la dolcezza con la quale arriva a guardare il suo aguzzino, c’è il resoconto degli eventi successivi alla fuga: la lotta per riprendersi la propria identità e le indagini della polizia per scoprire chi abbia architettato il sequestro di cui è stata vittima. Ma la verità non sempre rende liberi.

Clive Cussler - Jack Du Brul - CORSAIR

Ha ordinato attacchi kamikaze contro obiettivi in Occidente. Ha torturato e decapitato ostaggi. Non è soltanto il terrorista islamico più pericoloso in circolazione: è uno spietato corsaro. Forse per questo si nasconde dietro il nome di un vero corsaro, Suleiman Al- Jama. Ma l’autentico Al-Jama, morto un secolo prima, non avrebbe mai appoggiato i suoi atti. E gli scritti che ha lasciato, inneggianti alla pace fra le religioni, se ritrovati potrebbero cambiare le sorti di una guerra sotterranea in corso da troppi anni.
Il corsaro non può permetterlo. E quando il segretario di stato americano scompare in un misterioso incidente aereo, proprio alla vigilia di un’importantissima conferenza di pace in Libia, gli Stati Uniti reagiscono nell’unico modo possibile in una situazione internazionale così delicata: ingaggiano la Oregon di Juan Cabrillo. Quella che Cabrillo e il suoi uomini devono affrontare, però, non è una semplice missione di recupero ostaggi. In gioco c’è il ritrovamento e la diffusione di una testimonianza unica e dirompente. In gioco c’è l’equilibrio mondiale. Tra il deserto infuocato e il mare aperto infestato dai moderni pirati, agli ordini del corsaro Al-Jama, Cabrillo e la Oregon stanno per affrontare la battaglia più pericolosa della loro carriera. 

UN BRANO 
"«Prima degli attacchi al World Trade Center, un musulmano su cinquecentomila era pronto al martirio. Da allora, la quota è raddoppiata. Ciò significa diecimila uomini e donne pronti a farsi saltare in aria nella jihad contro l’Occidente. Pensate davvero di poter fermare diecimila attacchi, una volta scatenati? Abbiamo una riserva quasi illimitata di potenziali martiri e presto inizieremo a utilizzarli in una serie di attacchi coordinati che vedranno la riformulazione dei confini del mondo nel modo che ho sempre auspicato.»
Al-Jama si espresse non da fanatico religioso, ma piuttosto come il presidente di un grande gruppo aziendale che stesse illustrando le proiezioni di crescita della propria compagnia.
«Non c’è bisogno che lei faccia una cosa del genere», disse Fiona, ritrovandosi a implorarlo.
«E' troppo tardi per fermarla.» Si abbassò la kefiah fin sotto il mento. Fiona dovette fare un notevole sforzo per non svenire quando lo vide in faccia. «E la sua morte sarà il primo colpo.»"

Maj Sjöwall, Per Wahlöö - TERRORISTI

Nel decimo e ultimo romanzo della saga Martin Beck è alle prese con più casi contemporaneamente: l’omicidio di un regista pornografico e imprenditore del vizio; una strana rapina commessa, a detta dello sbrigativo procuratore, da una ragazza madre fuoriuscita da un mondo incantato; e infine, vicenda principale, l’attentato terroristico progettato contro un potente senatore americano in visita. 
Traduzione dallo svedese di Renato Zatti
Lingua originale: svedese
Titolo originale: Terroristerna

Il tuo problema, Martin, è che fai il lavoro sbagliato. Nel momento sbagliato. Dalla parte sbagliata del mondo. Nel sistema sbagliato» è la frase finale di quest’ultimo romanzo che conclude la saga poliziesca di Martin Beck e della sua squadra di investigatori sulle strade di Stoccolma. E, detta dall’amico leale Kollberg che si è ritirato disgustato dalla polizia, suona simile a un’epigrafe generale di tutte le loro avventure. I dieci «romanzi su un crimine» della coppia Sjöwall e Wahlöö intendevano, infatti, mostrare come vanno le vere indagini di polizia nella società impastata di ingiustizia: quando il successo del poliziotto migliore, che svela le circostanze e le cause reali, coincide sempre, inevitabile, con il suo stesso fallimento morale.
In Terroristi tutti questi motivi diversi – l’avventura, la denuncia sociale, l’inquietudine morale, una certa satira di costume dei potenti – risaltano in esplicito rilievo.
Giunto all’apice della carriera, Martin Beck deve affrontare, di fatto contemporaneamente, più casi insieme. L’omicidio di un regista pornografico e imprenditore del vizio. Una strana rapina commessa, a detta dello sbrigativo procuratore, da una ragazza madre fuoriuscita da un mondo incantato. E infine, vicenda principale, l’attentato terroristico progettato contro un potente senatore americano in visita.
Come negli altri romanzi della serie, la vicenda inquadra, uno o due protagonisti principali accanto al capo Martin Beck. La ribalta è di Gunvald Larsson, un gigante biondo di due metri, dai modi liberi e arroganti del rampollo di famiglia privilegiata, il quale vuol farsi perdonare le sue origini socialmente dorate. Lo ispira un desiderio di giustizia di specie quasi angelica. Su di lui si catalizza lo stress della caccia al killer e al ticchettio della sua bomba.
Una corsa contro il tempo ad altissima tensione, accentuata dal contrasto, sullo sfondo, con il ritmo placido dell’ordinaria ingiustizia che mastica innocenti colpevoli.
Maj Sjöwall
Martin Beck e la sua squadra della polizia di Stoccolma sono stati creati dalla penna di Maj Sjöwall (1935) e Per Wahlöö (1926-1975) anche con il fine politico di denunciare la società neocapitalistica svedese. I dieci romanzi della serie, tradotti in una trentina di paesi, soggetto di film e telefilm e punto di riferimento storico del «poliziesco procedurale», sono tutti pubblicati da questa casa editrice.

Erri De Luca - I PESCI NON CHIUDONO GLI OCCHI

A dieci anni l’età si scrive per la prima volta con due cifre. È un salto in alto, in lungo e in largo, ma il corpo resta scarso di statura mentre la testa si precipita avanti. D’estate si concentra una fretta di crescere. Un uomo, cinquant’anni dopo, torna coi pensieri su una spiaggia dove gli accadde il necessario e pure l’abbondante. Le sue mani di allora, capaci di nuoto e non di difesa, imparano lo stupore del verbo mantenere, che è tenere per mano.

mercoledì 21 settembre 2011

Paulo Coelho - ALEPH

Nel suo romanzo più personale, Paulo Coelho torna con un meraviglioso viaggio alla scoperta di sé. Come Santiago, il pastore dell’Alchimista, anche Paulo sta affrontando una profonda crisi di fede ed è alla ricerca di un cammino che lo aiuti nella sua rinascita spirituale. L’unica vera possibilità è di ricominciare tutto da capo. Così intraprende un viaggio che lo condurrà attraverso l’Africa, l’Europa e l’Asia lungo il percorso della Transiberiana, un viaggio che gli riporterà energia e passione. Quello che Paulo non sa è che incontrerà Hilal, una giovane violinista piena di talento, che ha amato cinquecento anni prima, ma che ha tradito con un gesto di codardia talmente estremo da impedirgli di raggiungere la felicità in questa vita. Insieme inizieranno un viaggio mistico nel tempo e nello spazio che li porterà più vicino all’amore, al perdono e al coraggio di superare tutti gli ostacoli che la vita, inevitabilmente, ci presenta. Meraviglioso e illuminante, Aleph ci invita a riflettere sul significato del nostro viaggio personale. Siamo davvero quello che vogliamo essere, facciamo davvero quello che vogliamo fare? Molti libri si leggono. Aleph si vive.

Giancarlo De Cataldo - IN GIUSTIZIA

Questo è il libro che ho cullato per trent’anni, è la storia di un giudice che crede ancora nella giustizia. È il libro della mia vita da magistrato e di un po’ di storia d’Italia vissuta da dentro i tribunali, raccontata attraverso le vicende esemplari di chi ha sbagliato, di chi ha lottato, di chi si è difeso e di chi è stato condannato.
E di chi tutti costoro ha dovuto giudicare. Non è un libro sulla giustizia ma di giustizia, per capirla e cercare di salvarla raccontando come stanno le cose al di là delle isterie della politica e della cronaca.
La giustizia è un’aspirazione, una conquista quotidiana. Non si può mai darla per scontata. Bisogna lottare di continuo per realizzarla, specialmente in questo momento in cui troppi sembrano volerne fare a meno.

Di Giancarlo De Cataldo, giudice di Corte d’Assise a Roma, ricordiamo, tra gli altri, Romanzo criminale (2002), Nelle mani giuste (2007), L’India, l’elefante e me (2008), I traditori (2010).

martedì 20 settembre 2011

Valeria Parrella - LETTERA DI DIMISSIONI

«Io non dico che ci abbiamo creduto. Ma dico che c'è stato un istante almeno, in cui il dolore collettivo si sospendeva. E allora entrava la speranza».

Vivere per Clelia è un gesto intero, che comprende il passato e il futuro, l'amore e l'ambizione, il volere e il potere. Clelia ama il teatro, ama Gianni, ama la città furiosa in cui è nata: ma più occasioni la vita le offre, più si allontana la forza piena delle sue passioni.
Gradino dopo gradino, giù per la scala inesorabile del male minore, sente avvicinarsi pericolosamente un'immagine di sé che non le piace affatto. Una storia viva, politica e forte, su cosa significa mettersi in gioco in Italia oggi. «Era stato là che qualcosa si era rotto e insieme qualcosa cominciava». 
Scendendo a capofitto per i rami delle generazioni, Clelia riesce a trovare il suo posto sull'asse del tempo: ha una data d'inizio, il 1914, e persino una capostipite, la nonna Franca, giunta dalla Russia a Napoli, «la città più infernale del Mediterraneo», e a Napoli rimasta.
Innamorata della vita, ricca di passione e di ideali, Clelia cresce con i piedi piantati nella provincia e lo sguardo rivolto alla città. I suoi genitori - comunisti come si poteva essere comunisti in Italia nel 1968 - hanno scelto di vivere a Pompei, tra le falde del Vesuvio, il mare e le rovine archeologiche.
Quando Clelia incontra Gianni non ha dubbi su cosa fare: insieme trovano quarantadue metri quadri in cui sostenersi «l'un l'altra come due carte da gioco poggiate in piedi». Per mantenersi lavora come maschera in un teatro, e proprio in teatro farà presto carriera.
Appagata dal successo e dalla stima crescente di chi appena una manciata di anni prima lei stessa guardava con sospetto, Clelia sembra non accorgersi - di fronte ai bivi dettati dal lavoro e dagli affetti - di scegliere sistematicamente il «male minore». Quando però cominceranno «quelle notti insonni che capitano a chi è in continuo commercio con l'esistenza», sarà forse troppo tardi per rendersi conto che qualcosa si è incrinato: «e dicevo sì, quando sapevo che la risposta era no».
Il nuovo romanzo di Valeria Parrella ha l'energia e il coraggio delle storie necessarie. Unendo i temi civili dei suoi primi racconti alla lingua alta conquistata con Lo spazio bianco, l'autrice dà forma a una vicenda che ci riguarda tutti. La storia di Clelia procede di pari passo con quella dell'Italia, e ci restituisce il ritratto di un Paese che ha progressivamente rinunciato al pubblico per il privato, all'etica per il guadagno, ma che con ostinazione ciascuno di noi continua ad amare «come si amano solo le cose che vengono prima di noi e dopo di noi resteranno».
Senza dismettere la voce intima e sensuale che le è propria, Valeria Parrella narra la perdita di contatto tra ciò in cui si crede e il modo in cui si agisce, fino alla consapevolezza che «le cose non si compiono all'improvviso, ma all'improvviso le vedi nel loro intero». 

venerdì 16 settembre 2011

Flavio Oreglio - STORIA CURIOSA DELLA SCIENZA

Si pensa spesso che la storia racconti il come e il quando, mentre la scienza spieghi il perché delle cose (a volte in maniera complessa e poco accattivante). Esiste però la storia della scienza, che parla di come, quando e perché il genere umano sia arrivato a interpretare e a trasformare così profondamente la realtà del mondo. E questa è una storia curiosa della scienza, ovvero basata sull’approccio più autentico e stimolante verso il sapere – la curiosità, appunto. In questo volume, il primo di una serie che parte dalle origini per arrivare all’oggi, si parla non solo dei grandi pensatori del passato, ma dell’evoluzione del pensiero: come dal mito si è giunti all’osservazione naturale, come è nata la scrittura, la medicina, la filosofia; e le idee straordinarie che hanno segnato l’intera storia dell’Europa, da Pitagora a Socrate a Platone e Aristotele.
Flavio Oreglio, stavolta in veste di divulgatore, forte della sua formazione scientifica e del suo talento narrativo, ci offre un saggio godibilissimo, divertente e dissacrante, e al tempo stesso estremamente rigoroso – perché l’umorismo è il modo migliore per dimostrare che si fa sul serio. 

UN BRANO
"Se siete pronti, iniziamo. Come primo atto, Urano feconda Gea che dà alla luce 12 Titani (6 maschi e 6 femmine), 3 Ciclopi e 3 Centimani. Uno normale no. Urano, per paura, li rinchiude nel Tartaro (l’Abisso, nelle viscere della Terra), ma Crono, uno dei Titani, lo evira e diventa il sovrano degli dei. Gli altri Titani vanno a formare la sua corte. Le gocce di sangue di Urano cadono su Gea, facendo nascere le Ninfe, i Giganti, le Erinni e Afrodite (che altre storie considerano invece figlia di Zeus). Riassunto: fin qui abbiamo avuto un incesto, una serie di parti mostruosi, un padre borderline che rinchiude i figli perché ha paura di loro, il taglio di un pisello (in stile Lorena Bobbitt) e un’usurpazione. Poi dicono che la società di oggi fa schifo. Ma se tanto mi dà tanto, siamo ancora lontani dal seguire l’esempio degli dei."

giovedì 15 settembre 2011

Jeffery Deaver - L'ADDESTRATORE

Ryan Kessler, un poliziotto frustrato con un’eccessiva propensione all’alcol e il grilletto facile.
Joanna, sua moglie, una donna anonima e fin troppo riservata. Maree, la sorella di quest’ultima, affascinante e instabile, irresistibilmente attratta da uomini e situazioni a rischio.
Come nel più crudele dei reality, i tre si ritrovano rinchiusi in un luogo inaccessibile e segreto, mentre un cacciatore di informazioni professionista, l’efferato e implacabile Henry Loving, tenta con ogni mezzo di rintracciarli per estorcere loro i dati riservati richiesti da una misteriosa “Fonte”. Ben presto, però, nella struttura sorvegliata che dovrebbe garantire la protezione dei tre innocenti – o presunti tali – si risvegliano vecchi rancori e verità inattese cominciano ad affiorare. Chi è davvero la Fonte? Un prete sospetto che usa i risparmi dei suoi sprovveduti fedeli per finanziare il terrorismo islamico? Un senatore repubblicano in corsa per le prossime presidenziali? O un pericoloso psicopatico già amante di Maree? E ancora, che cosa sa Amanda, la figlia diciassettenne del poliziotto Ryan? È possibile che sia lei il vero obiettivo di Loving? Corte, l’agente federale incaricato di gestire il programma di protezione, che con Loving ha in sospeso una partita personale, per incastrarlo si affida alle sofisticate risorse tecnologiche di un’agenzia di sicurezza governativa.
E parallelamente, da appassionato di giochi di logica e di intelligenza, studia con ossessivo puntiglio le mosse del suo avversario, calandosi nei suoi panni per anticiparne affondi e strategie, e salvare così le vite umane che gli sono state affidate. Rinnovando in modo sorprendente e geniale la formula del thriller psicologico, Deaver conduce il lettore in un intricato labirinto di segreti e bugie, dove cacciatore e preda sono ruoli interscambiabili e la tensione cresce senza concedere tregua.

martedì 13 settembre 2011

Xiaobo Liu - MONOLOGHI DEL GIORNO DEL GIUDIZIO

Nel 2009 la Corte popolare di Pechino ha processato e condannato alcuni intellettuali e giornalisti per aver partecipato alla stesura e alla diffusione di Carta 08, un manifesto civile volto a promuovere importanti riforme politiche e a sostenere la causa della difesa dei diritti umani. Un anno dopo l'ispiratore e primo firmatario del documento, Liu Xiaobo, è stato insignito del premio Nobel per la pace, ma non ha potuto ritirarlo perché rinchiuso in prigione, dove dovrà rimanere per altri dieci anni. Il suo nome e l'immagine della sedia vuota nella sala della premiazione di Oslo hanno fatto il giro del mondo.
Sfidando ancora una volta la censura di Pechino, in questa raccolta di saggi e poesie Liu Xiaobo ci offre un vasto e sconvolgente spaccato della Cina di oggi. I cittadini del paese che ambisce al ruolo di prima potenza economica mondiale vengono descritti, infatti, come cinici, ossessionati dal successo economico e personale, o come fanatici nazionalisti, coraggiosi nell'aggredire verbalmente i dissidenti e codardi nel difendere le vittime dei soprusi commessi dai funzionari statali. Nelle sue pagine si svela il bluff di un benessere frutto di un mero incremento del prodotto interno lordo e causa di palesi disuguaglianze, e si smaschera un regime che ottiene la complicità della gente grazie alla retorica dell'amore per la patria e alla forza «persuasoria» del denaro.
Eppure, nonostante l'attuale vittoria delle forze illiberali, agli occhi di Liu Xiaobo sono evidenti le crepe che faranno implodere il sistema autoritario cinese. Ovunque nel paese stanno crescendo la disillusione giovanile, lo scollamento tra realtà concreta e ideologia politica, la rabbia contro la prepotenza dei burocrati.
Sempre più persone denunciano le ingiustizie subite e lottano per i propri diritti, mentre l'inarrestabile diffusione di Internet si sta rivelando un decisivo fattore di aggregazione su grandi temi di interesse comune. Malgrado la ridotta libertà d'espressione e l'oppressione del governo sulla società civile, è nel progressivo diffondersi di questi movimenti «dal basso» che Liu Xiaobo ripone le sue speranze - o meglio le sue certezze - di un futuro democratico anche per la Cina.

sabato 10 settembre 2011

Richard Miles - CARTHAGO DELENDA EST

Fondata, secondo la tradizione, nell'814 a.C. sulle coste dell'odierna Tunisia dagli abitanti fenici di Tiro, Cartagine si trasformò a poco a poco da fiorente centro commerciale in capitale di un impero con numerose e ricche colonie in ampie zone del Mediterraneo occidentale (Sardegna, Sicilia, Spagna). Quando Roma estese la propria egemonia sull'Italia meridionale, il confronto fra le due potenze degenerò in un interminabile e sanguinoso conflitto.
Al termine della prima (264-241 a.C.) e della seconda (218-201 a.C.) guerra punica, combattute sulla penisola italica, in Sicilia e sul continente africano, e segnate dagli epici scontri di Canne e di Zama in cui si rivelò appieno il genio militare del cartaginese Annibale e del romano Scipione Africano, due dei massimi strateghi dell'antichità, fu chiaro che l'incontrastato dominio del Mediterraneo sarebbe toccato a Roma. Eppure, benché sconfitta, Cartagine era ancora così «ingombrante» e minacciosa da indurre il senatore Marco Porcio Catone a concludere tutte le sue arringhe con l'implacabile monito a distruggerla (Carthago delenda est!). Cosa che avvenne nel 146 a.C., quando, al termine della terza guerra punica, le truppe romane al comando di Scipione Emiliano la rasero al suolo, quasi per cancellarne anche la memoria. Per tracciare la prima storia completa delle vicende politiche e militari, delle istituzioni e dello scenario culturale e religioso di una delle più grandi civiltà del mondo antico, Richard Miles sfida le narrazioni partigiane degli storici greci e romani, interroga criticamente le fonti, smascherandone le tendenziosità, le lacune e le manipolazioni, e combina sapientemente testimonianze archeologiche e letterarie. Il ritratto che ne emerge è quello di una città caratterizzata da una straordinaria vitalità economica, da una vocazione all'eclettismo e da una spiccata apertura verso altre culture.
Nel ristabilire la verità dei fatti, Miles non solo ripara il torto storiografico subìto da Cartagine, ma incrina profondamente la schematica visione di un mondo greco-romano come unico faro di civiltà in un contesto di incultura e barbarie, segnalando così la necessità di una riflessione autocritica sulle radici dell'Occidente.

venerdì 9 settembre 2011

Edwards Kim - UN GIORNO MI TROVERAI

«Kim Edwards è al suo meglio.»
«Publishers Weekly»

«Kim Edwards non delude. Anche stavolta ha creato un cast di personaggi memorabile. Un romanzo potente sull'influenza della storia, l'importanza delle nostre convinzioni e la forza di portarle avanti.»
«Booklist»

«Un dramma familiare che racchiude un segreto sconvolgente. Un romanzo forte, che punta al cuore.»
«Usa Today»


Mi chiamo Lucy Jarrett. Prima di sapere della ragazza della finestra, prima di tornare a casa e imbattermi nei frammenti della sua storia e ricostruirla, vivevo in un villaggio sul mare in Giappone.

Regione dei Finger Lakes, stato di New York. È una notte di luna piena.
Lucy Jarrett è di fronte alle acque del lago, illuminate dai riflessi del cielo. Le sembra ancora di vedere il padre nella sua ultima notte di vita, seduto nel giardino di casa, l'aria pensierosa e turbata, pochi istanti prima di salire su quella barca che l'avrebbe portato alla morte.
Sono passati anni da allora, anni in cui Lucy ha cercato di dimenticare, di farsene una ragione, senza mai riuscirci. Ma adesso, forse, è venuto il momento di scoprire la verità.
Lucy è tornata a casa, dopo un lungo periodo all'estero. Nella grande tenuta in riva al lago tutto è rimasto come allora, i fiori di melo pallidi come le stelle e le stanze buie, rimaste sempre chiuse da quella terribile notte.
In casa, tra le vecchie cose di famiglia dimenticate da tutti, Lucy ritrova alcune lettere risalenti ai primi anni del Novecento e un lenzuolo da neonato, con un ricamo di lune e fiori. Un motivo identico a quello delle preziose vetrate della chiesa del paese dove compare sempre una donna misteriosa, dai grandi occhi azzurri, con in mano un mazzo di iris della stessa varietà che cresce nel giardino di Lucy.
Chi è questa donna? E chi è Rose, colei che firma le lettere misteriose? Lucy deve scoprirlo a tutti i costi. È convinta che lì, nei frammenti della vita dimenticata delle due donne, e forse in quella di una bambina abbandonata, si nasconda un segreto terribile. Un segreto che ha portato suo padre verso una strada senza ritorno.

Dopo il grandissimo successo di Figlia del silenzio, bestseller del passaparola che ha venduto 5 milioni di copie in tutto il mondo ed è stato per mesi in cima alle classifiche dei bestseller in Italia, torna finalmente Kim Edwards con il suo romanzo più maturo e importante.
Già vincitore dell'Indie Next List Great Reads, il più prestigioso premio dei librai indipendenti americani, e balzato intesta alle classifiche statunitensi e inglesi, racconta una storia di amore perso e ritrovato, di segreti e misteri, di redenzione e perdono, che ha già incantato milioni di nuovi fan. 

giovedì 8 settembre 2011

Enrico Deaglio - ZITA

Zita riesce a portarti dove vuole lei. E se le vai dietro è un po' come entrare nella Storia.

La vedi passare e dici: ecco una bella signora torinese che ha fatto una placida vita. Come è stata placida l’Italia, che da 65 anni vive senza guerre, accumulando benessere.
E invece Zita ne ha combinate di tutti i colori, da quando portò il suo fidanzatino a fare l’amore sul letto di morte di Cesare Pavese.
Aveva quindici anni, ed era solo l’inizio. Poi ha deciso di abortire, ma come è stata trattata dall’ostetrica proprio non le è piaciuto.
Allora ha preso in mano una pistola e ha sparato; peccato che, sul luogo dell’attentato, dalla borsetta è scivolata via la patente.
È scappata ed è finita a Parigi dove ha fatto flânerie sui boulevard lungo la Senna. Nel frattempo però ha intervistato l’ayatollah Khomeini, il Dio degli Sciiti. E ha spedito passaporti falsi in Sudamerica. È tornata a casa, e un giorno, sotto la porta, è ricomparsa la fotocopia della patente smarrita…
Non si ferma mai, Zita. Anche ora che dovrebbe pensare ai nipotini pensa invece a curare i denti del popolo, e a salvare gli immigrati inventandosi i salvagenti tascabili.
Ha ragione il suo amico Carlo. C’è da fidarsi di Zita: ti mette nei guai, ma non ti annoia mai.
Se le vai dietro, entri veramente nella Storia.
Insomma, è la Vita.

mercoledì 7 settembre 2011

Alain De Botton - DEL BUON USO DELLA RELIGIONE

Mondo religioso e mondo secolare sono davvero così distanti e inconciliabili? La fede deve per forza rimanere relegata in ambiti dell’esperienza preclusi ai non credenti? Alain de Botton è sicuro di no. Osservando senza pregiudizi l’ascendente che le istituzioni religiose esercitano sui fedeli, De Botton si interroga sull’opportunità di sfruttare certi meccanismi – spogliati del loro lato trascendente – per contrastare la disgregazione del senso di comunità nella società laica moderna, e per far fronte alle fragilità che minano l’equilibrio di tutti gli esseri umani. La complessità liturgica della messa, per esempio, con le sue norme ben definite a regolare le interazioni tra sconosciuti, può aiutare a cementare lo spirito di gruppo, mentre festività come lo Yom Kippur dimostrano che l’elaborazione istituzionalizzata di sentimenti negativi come la rabbia è un espediente efficacissimo per la risoluzione dei conflitti sociali. E anche nel campo dell’istruzione, quale potenziale dirompente avrebbe un corso universitario che insegnasse a leggere i classici per rispondere ai bisogni dell’anima, adottando Madame Bovary e Anna Karenina come libri di testo sulle difficoltà del matrimonio?
Alain de Botton ci offre una tesi provocatoria, ricca di spunti di riflessione per una società sempre più arida: un vero e proprio catechismo per atei.

martedì 6 settembre 2011

Donato Carrisi - IL TRIBUNALE DELLE ANIME

Roma è battuta da una pioggia incessante. In un antico caffè, vicino a piazza Navona, due uomini esaminano lo stesso dossier. Una ragazza è scomparsa. Forse è stata rapita, ma se è ancora viva non le resta molto tempo.
Uno dei due uomini, Clemente, è la guida. L’altro, Marcus, è un cacciatore del buio, addestrato a riconoscere le anomalie, a scovare il male e a svelarne il volto nascosto. Perché c’è un particolare che rende il caso della ragazza scomparsa diverso da ogni altro. Per questo solo lui può salvarla. Ma, sfiorandosi la cicatrice sulla tempia, Marcus è tormentato dai dubbi. Come può riuscire nell’impresa a pochi mesi dall’incidente che gli ha fatto perdere la memoria?
Sandra è addestrata a riconoscere i dettagli fuori posto, perché sa che è in essi che si annida la morte. Sandra è una fotorilevatrice della Scientifica e il suo lavoro è fotografare i luoghi in cui è avvenuto un fatto di sangue. Il suo sguardo, filtrato dall’obiettivo, è quello di chi è a caccia di indizi. E di un colpevole. Ma c’è un dettaglio fuori posto anche nella sua vita personale. E la ossessiona.
Quando le strade di Marcus e di Sandra si incrociano, portano allo scoperto un mondo segreto e terribile, nascosto nelle pieghe oscure di Roma. Un mondo che risponde a un disegno superiore, tanto perfetto quanto malvagio.
Un disegno di morte. 

UN BRANO
"Il cadavere aprì gli occhi.
Era disteso in un letto, supino. La stanza era bianca, illuminata dalla luce del giorno. Sul muro, proprio davanti a lui, c’era un crocifisso di legno. Osservò le proprie mani adagiate lungo i fianchi, sulle lenzuola candide. Era come se non gli appartenessero, come se fossero di qualcun altro. Ne sollevò una — la destra — e la tenne davanti agli occhi per guardarla meglio. Fu allora che sfiorò le bende che gli coprivano il capo. Era ferito, ma si accorse di non provare dolore.
Si voltò verso la finestra. Il vetro gli restituì il debole riflesso del suo volto. In quel momento, arrivò la paura. La domanda gli fece male. Ma ancor più, la consapevolezza di non conoscere la risposta.
Chi sono io?

lunedì 5 settembre 2011

Christian Frascella - LA SFURIATA DI BET

Bet ha diciassette anni e i «lineamenti di una guerriera apache». Ha una passione per le cause perse e il talento infallibile di ficcarsi nei guai. Ti viene proprio naturale seguirla a casa, a scuola, in strada, per entrare nel mondo deragliato che ha in testa, per capire che cosa sta per combinare. Mentre gli studenti salgono sui tetti, gli operai sulle gru e la gente scende in piazza, lei mette in atto una goffa e creativa rivolta individuale.
Christian Frascella racconta il nostro tempo con un'ironia speciale, uno sguardo sferzante ma sempre partecipe. Anche ridendo e facendoci ridere, usa la rabbia come una lente per mettere meglio a fuoco la realtà. E calandosi nella voce di una ragazzina, ci regala un romanzo fresco e potentissimo.

«Se hai da dire qualcosa, dilla. Se poi ti tocca dirla urlando, si vede che ne valeva la pena».

Bet non è bella ma fa tipo. È appassionata, grintosa e ha una lingua corrosiva. Ripete il terzo anno di liceo e abita in Barriera di Milano, un posto che si chiama cosí anche se si trova a Torino. Bet ce l'ha con il mondo. Con il padre, ex operaio ed ex sindacalista, che si è trasferito nella capitale. Con la madre, che non riesce a tenerle testa per quanto si sforzi, e con il passivo compagno di lei, Leonardo. Con il Guardone del palazzo, che la spia da dietro le tende. Con la scuola, che tenta di irreggimentarla. Con la gente, che ha perso la voglia di ribellarsi. E persino con se stessa. Perché si incolpa della tragedia che ha distrutto la sua famiglia.
Bet non ce la fa proprio a frenare la lingua e a non dire quello che pensa. In modo ingenuo, a volte goffo, ma obbedendo a un istinto incontrollabile, perché vuole cambiare le cose. Prima si oppone allo sfratto di un'anziana signora, finendo in caserma. Poi cerca di aiutare Viola, una ventiduenne incinta dalla risata esplosiva, ma riesce a ficcarsi in un altro guaio. Infine, insieme al suo amico Andrea, organizza uno sciopero nella fabbrica dove la madre rischia il licenziamento. Ma la delusione e la rabbia per i soprusi subiti la spingono a un gesto impulsivo e lucidissimo, dagli effetti inarrestabili.
È proprio in questo gesto il cuore del nuovo romanzo di Christian Frascella, che fotografa il paese in subbuglio - tra rivolte studentesche e contestazioni - attraverso gli occhi di una protagonista straordinaria, specchio di un'intera generazione precaria, incatenata e muta, che però non sa smettere di sognare.
E per scriverlo, l'autore ha incontrato i ragazzi delle scuole, coinvolgendoli in un dialogo tumultuoso. Ne è venuto fuori un ritratto ficcante e vero, e non solo del mondo degli adolescenti. 

sabato 3 settembre 2011

Almudena Grandes - INÉS E L'ALLEGRIA

A Madrid, nel 1936, Inés si ritrova all’improvviso sola in un momento cruciale per il suo Paese. L’affermazione del Fronte popolare e la situazione politica tesa consigliano a sua madre e suo fratello, attivista nelle file dei falangisti, di tenersi lontani dalla capitale. Sfidando le proprie origini aristocratiche e le idee reazionarie che ha respirato fin da bambina, la giovane Inés comincia a frequentare un gruppo di militanti comunisti e trasforma la casa di famiglia in un ufficio del Soccorso rosso internazionale. Ma quando il sogno repubblicano si infrange, la ragazza viene arrestata a causa del tradimento di un compagno, e si ritrova prima nel famigerato carcere di Ventas, poi reclusa in un convento e, infine, a condividere con la cognata Adela una sorta di prigione dorata in una casa sperduta in mezzo ai Pirenei. Solo due cose la consolano: la scoperta dei piaceri della cucina e l’ascolto notturno della Pirenaica, la radio clandestina del Partito.
È così che, nell’ottobre del ’44, viene a sapere che l’esercito dell’Unione nazionale spagnola si prepara a invadere la Val d’Aran e a lanciare l’operazione Riconquista della Spagna. Inés capisce che per lei è arrivato il momento di riscattarsi, di agire: in sella al purosangue Lauro e con un carico di cinque chili di ciambelle, vola incontro all’allegria. La troverà, tra le braccia del capitano Galán e ai fornelli del municipio di Bosost, cucinando per il Lobo e i suoi uomini. I loro destini e il loro eroico tentativo di liberare la Spagna dalla dittatura si intrecceranno con le grandi vicende della Storia, del Partito comunista spagnolo in esilio e dei suoi dirigenti, con le ambizioni, i calcoli, gli errori e gli amori che possono sconvolgere una vita e mutare il corso degli eventi, individuali e collettivi. 

UN BRANO
"Quando mi resi conto che stavo impugnando una pistola carica, per un attimo ebbi la sensazione che tutto si stesse fermando, il tempo, la mia vita, Adela e la sua cameriera, che pure continuavano a muoversi attorno alle valigie aperte sul letto, come se non avessero ancora trovato un motivo valido per smettere di agitarsi. Anche se sapevo sparare, non avevo mai portato armi e non ero abituata a maneggiarle, ma quello che provavo non aveva niente a che vedere con il gusto del pericolo o il nervosismo. Anzi, il contrario. In un attimo di pace irreale, staccato da me e da tutto quello che mi circondava, i miei muscoli si rilassarono, uno dopo l’altro, completamente, per poi contrarsi di nuovo subito dopo, senza sforzo, come un naufrago che solo dopo aver raggiunto a nuoto una spiaggia deserta si accorge d’un tratto, al limite del crollo fisico, del territorio inospitale, ostile, in cui è capitato. Allora, riprendendo la consapevolezza e il controllo del mio corpo, in un attimo, con la stessa velocità con cui li avevo persi prima, guardai davanti a me e vidi mia cognata spettinata, in ginocchio sul letto, che sbuffava mentre faceva pressione con entrambe le mani sul coperchio di una valigia che Cristina non riusciva a chiudere. Quella scena innocente, buffa, quasi comica, mi riportò definitivamente a una realtà in cui ogni cosa aveva un suo prezzo e fece nascere nel mio animo il tenero virgulto del pentimento che, lungi dallo scoraggiarmi, mi confermò nella mia determinazione di scappare da li al più presto." 

venerdì 2 settembre 2011

Stefano Benni - LA TRACCIA DELL'ANGELO

«Un angelo non c’è sempre. Se no, non è un angelo. La sua prerogativa è che qualche volta arriva e qualche volta ti abbandona. Ecco l’essenza, la traccia dell’angelo».


«Un angelo non c’è sempre. Se no, non è un angelo. La sua prerogativa è che qualche volta arriva e qualche volta ti abbandona. Ecco l’essenza, la traccia dell’angelo».
Un Natale degli anni Cinquanta. Tutta la famiglia è riunita intorno all’albero, che porta sulla cima un puntale con l’effige di un angelo che il piccolo Morfeo fissa incantato; ora il bambino si allontana, si rannicchia presso una finestra, quando una persiana si stacca piombandogli sul capo. Il trauma lo lascia per giorni tra la vita e la morte.
Ciò che segue è il tempo di Morfeo, da quel disgraziato incidente agli anni futuri. Ma ciò che segue può essere letto come un lungo delirio, come un sogno oppure come un racconto di verità alterato dal dolore, un dolore che c’è sempre, acquattato nelle pieghe della vita, e periodicamente mostra la smorfia.
Morfeo cresce, diventa scrittore, incontra il mondo e i suoi curiosi abitanti: ha amici, passioni, e un amatissimo figlio. Ma tutto il suo cammino è segnato dalla malattia, forse eredità di quella ferita, forse no, che lo rende diverso e non mette d’accordo i medici, tantomeno l’industria delle cure. Superbia, vanità, incompetenza, ma soprattutto il cinico affarismo lo lasciano in balia dei farmaci, ne diventa dipendente, le sue giornate sono ritmate da quel dominio chimico. E questo dominio diventa la metafora di tutti i domini del mondo, la lente attraverso la quale sono viste e deformate le infinite storie in cui Morfeo si imbatte, e da cui sono inquadrate le immagini multicolori e tutti i personaggi comici e le caricature grottesche.
La fantasia visionaria e surreale di Stefano Benni ne sdoppia la presenza: mentre Morfeo combatte la sua lotta contro il dominio chimico, un’altra battaglia si svolge, parallela: quella degli angeli «cattivi», dell’angelo ribelle contro il dominio celestiale. A meno che la ribellione debole di Morfeo non sia altro che la manifestazione dell’altra ribellione. Così Morfeo segue la traccia dell’angelo, ma è un angelo caduto.
Una sarabanda di personaggi e maschere, mostrata da una prosa coloratissima nella quale viene voglia, a lettura ultimata, di riimmergersi, di rileggere, per affidarsi alla musica di quel movimento, alla musica delle parole.


giovedì 1 settembre 2011

Massimiliano Colombo - IL VESSILLO DI PORPORA

Il vessillo purpureo galleggiò nel cielo dove nubi oscure si contendevano l’orizzonte con squarci di azzurro; una folata di vento si staccò dalla pianura disegnando un’onda nell’erba che risalì fino a noi per trapassarci fredda come una falce di cristallo. La cresta del centurione della Sesta Coorte si mosse tra la selva di lance e il suo sguardo percorse incessantemente lo schieramento in armi. Gli animi erano incandescenti. Sapevamo che alla fine di quella giornata la collina sarebbe stata coperta di cadaveri, ma non sapevamo se sarebbero stati nostri o loro. Un boato si levò dalla schiera immensa dei nemici, e il loro grido di guerra giungeva a noi come le onde dell’Oceanus che si infrangono sulla spiaggia, e proprio come l’Oceanus non se ne vedeva la fine. «Non lasciatevi impressionare dal numero» disse il centurione. «Sono sempre pochi quelli che segnano l’esito di una battaglia. Oggi tocca a noi farlo e meno saremo, maggiore sarà la gloria per ciascuno.» L’orda variopinta dei barbari cominciò a correre per il pianoro. Sopra di me vidi passare una nuvola di frecce. Poi si alzò l’ordine del centurione: «Impetus!» .Britannia, 60 d. C. Da qualche anno l’isola è sotto il giogo romano, ma le popolazioni locali sono lungi dall’essere domate, anche se l’odio fra le tribù prevale su quello per Roma. Ma quando lo stolto governatore Svetonio umilia brutalmente la regina degli Iceni, Boudicca, l’insurrezione divampa. Le legioni romane di stanza sull’isola devono prepararsi a un’incerta battaglia contro il più temibile dei nemici: la sete di libertà.