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Conegliano - Treviso

LIBERNAUTA 2012

LIBERNAUTA 2012
Concorso a premi per terrestri curiosi dai 14 ai 19 anni e over 20

lunedì 11 ottobre 2010

Irène Némirovsky - IL MALINTESO

Irène Némirovsky, nata a Kiev da famiglia ebraica nel 1903.
Figlia di un ricco ebreo russo di origini francesi, ex commerciante di granaglie e divenuto uno dei più potenti e temuti banchieri di tutte le Russie, Iréne Némirovsky nella sua pre-adolescenza si appassiona alla letteratura – quella francese, particolarmente – ed inizia a scrivere i suoi primi racconti con una peculiarità catartica, introspettiva e psicoanalitica; ciò che cerca di subliminare attraverso la scrittura è l’odio provato nei confronti della madre che, completamente assorbita dal vivere nel bel mondo, non le ha mai regalato un sorriso o una carezza.
Allo scoccare della Rivoluzione Bolscevica del 1917 la scrittrice lascia in fretta e furia, unitamente alla sua famiglia, la sua San Pietroburgo per rifugiarsi in Francia, dove si sistema definitivamente e dove trascorre – fino all’arrivo della II° Guerra Mondiale – i suoi anni più frivoli e spensierati.
A Parigi continua ad inmpegnarsi nella sua attività preferita, la scrittura, ed è ancora giovanissima quando Grasset le pubblica il suo primo romanzo, che avrà uno strepitoso successo: David Golder.
Nel 1926 sposa Michel Epstein, giovane e capace ingegnere che seguirà fino alla fine il suo avverso destino; da questo matrimonio nasceranno due bambine, Denise e Elisabeth.
Negli anni successivi l’antisemitismo inizia a far sentire forte il suo ringhio; Iréne Némirovsky decide così di convertirsi al Cristianesimo e battezza se stessa e le sue due figliole.
Ma ciò nonostante la morsa della furia nazista si stringe e non la perdona: Iréne e Michel finiranno entrambi arrestati e successivamente trucidati nei campi di sterminio.
Deportata prima a Pithivier e poi ad Auschwitz, dove morì nel 1942.

A cura di Eugenio Cardi



«L'amore, mia cara, è un sentimento di lusso!»: questo cerca di spiegare una madre che molto sa alla figlia innamorata e infelice; e le fa acutamente notare che «gli innamorati immaginano sempre di aver fatto un cattivo affare, a vantaggio esclusivo dell'altro». Ma lei, Denise, non è disposta ad ascoltarla. Quando suo marito glielo ha presentato sulla spiaggia di Hendaye, Yves le è apparso come un giovanotto elegante e raffinato; e poiché alloggiava nel suo stesso albergo, ha creduto che fosse ricco quanto l'uomo che ha sposato, e a cui la lega un affetto tiepido e un po' annoiato. Poi il marito è stato richiamato a Londra da affari urgenti, e con Yves, per la prima volta in vita sua, Denise ha scoperto l'amore: e da quel momento non c'è stato per lei nessun altro al mondo. Il ritorno a Parigi è stato come un brusco risveglio: no, in realtà Yves non è affatto ricco; alla fine della guerra lui, che era cresciuto in un'epoca in cui «c'erano ancora persone che potevano permettersi di non fare niente», si è reso conto di aver perduto tutto, ed è stato costretto a trovare un impiego che lo avvilisce e lo mortifica. E nell'amore di Denise non cerca la passione, ma il riposo. In questa cronaca di un amore sghembo, in questo «studio sentimentale in trompe-l'oeil» (come lo definisce Olivier Philipponnat, autore della biografia dell'autrice), dove si fronteggiano due inconsapevoli egoismi, la giovanissima Irène Némirovsky sfodera già il suo sguardo acuminato e una perfetta padronanza della tecnica narrativa. 

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