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LIBERNAUTA 2012

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Concorso a premi per terrestri curiosi dai 14 ai 19 anni e over 20

venerdì 29 ottobre 2010

Herta Müller - BASSURE

Herta Müller (Niţchidorf, 17 agosto 1953) è una scrittrice tedesca, nata in Romania e vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 2009. È nota per aver scritto alcuni libri sulle condizioni di vita in Romania durante la dittatura di Nicolae Ceauşescu.

Herta Müller nasce a Niţchidorf, nel Distretto di Timiş, il 17 agosto 1953. Studia all'Università di Timişoara, e nel 1976 inizia a lavorare come traduttrice in una azienda ingegneristica, dalla quale sarà licenziata nel 1979 per mancata collaborazione con la Securitate, i servizi segreti del regime comunista.[1]

Si guadagna da vivere come maestra d'asilo e insegnante di lingua tedesca. Nel 1982 pubblica il suo primo libro, che uscirà però solamente in forma censurata, come gran parte delle pubblicazioni dell'epoca. Nel 1987, lascia la Romania per andare a vivere in Germania (dove vive tuttora) insieme al marito , lo scrittore Richard Wagner, e da lì inizierà a ricevere proposte per divenire professore universitario.

La Müller nel 1995 viene accolta nell'Accademia tedesca di Letteratura e Poesia. Nel 1997 abbandona il PEN Club, come forma di protesta per la decisione di riunire le associazioni che facevano capo alla Germania Est ed Ovest prima del crollo del Muro di Berlino.

Nel 2008 ha inviato una lettera critica a Horia-Roman Patapievici, presidente dell'Istituto di Cultura Romena, che aveva espresso il suo supporto ad una scuola romeno-tedesca nella quale lavoravano due ex-informatori della Securitate.

Nel 2009 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, con la seguente motivazione: «Con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati».

 L’opera è composta da diciannove capitoli, diciannove quadri strettamente correlati. Tutto inizia con l’inquietante tensione de L’orazione funebre, che ci fa entrare nella vita di una bambina sveva che assiste al funerale del padre. Ne Il bagno svevo conosciamo tutta la famiglia: il bambino più piccolo, la madre, il padre, la nonna, il nonno, che approfittano dello stesso bagno caldo, dello stesso sapone, per lavarsi, uno dopo l’altro, per poi tutti insieme sedersi a vedere il film del sabato. Completa il quadro La mia famiglia dove l’autrice approfondisce ognuno dei personaggi e traccia il loro albero genealogico. Questi tre primi racconti sono il preambolo di Bassure, il capitolo più lungo, dominato dalla ricchezza lirica della prosa e l’iridescenza poetica dei pensieri. La natura si fa protagonista, con i fiori, le acacie, le mosche, i maiali, le rane, i gatti e un’infinità di elementi e personaggi che vanno a formare il quadro più colorito dell’opera, per manifestare la sofferenza, l’isolamento e l’abbandono in cui versano la sua famiglia e il villaggio svevo. Per essere ancora più chiara, la bambina racconta il lavoro del padre in Pere marce. La ritroviamo mentre balla in Tango soffocante, e, convertita in adolescente, balla anche ne La finestra. Apparirà ne L’uomo con la scatola di fiammiferi. Racconta le vacanze dei genitori al mare, parla della sua solitudine, della successione dei dittatori, degli assassini della mafia, fino descrivere in un Giorno feriale la sua vita in fabbrica.

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