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LIBERNAUTA 2012

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Concorso a premi per terrestri curiosi dai 14 ai 19 anni e over 20

martedì 7 settembre 2010

Chuck Palahniuk - SENZA VELI

Charles Michael "Chuck" Palahniuk (nato il 21 febbraio 1961) è uno scrittore statunitense.
I genitori di Palahniu sono di origine russa e francese. Il suo cognome deriva dai rispettivi nomi dei nonni ucraini: Paul e Nick. Si è laureato all'università dell'Oregon e vive a Portland.
Autore di culto, ha raggiunto il successo con Fight Club (1996), il suo primo libro pubblicato, da cui è stato tratto il film diretto da David Fincher e interpretato da Brad Pitt e Edward Norton.
Il suo stile è simile a quello di scrittori come Breat Easton Ellis, Irvine Welsh e Douglas Coupland.
Chuck intraprende la scrittura all'età di 6 anni. Frequenta e abbandona la scuola di giornalismo, fa svariati lavori (camionista, meccanico...). Dice di non possedere un televisore dal 1990. Si dichiara gay ("Forse c'era una vena di pazzia nella famiglia e aspettarono che avessi vent'anni per lasciarmelo sospettare").
A quell'età suo padre gli raccontò che il nonno aveva ucciso la nonna a colpi di pistola e poi si era sparato, mentre lui, il padre, andava a nascondersi sotto il letto. Suo padre conobbe una donna attraverso annunci per incontri e uscì con lei. Al ritorno a casa, l'ex-marito di lei li uccise entrambi e poi bruciò i corpi nel garage.
Quando lavora su un racconto dice di voler essere un persona diversa, di voler essere cambiato da quello che legge. Chuck paragona la letteratura ad una viaggio che ti cambia costantemente come la vita.
Verso i trent'anni scrive il suo primo romanzo Invisibile Monsters, una storia di apparenze, di cambiamenti d'identità, nel quale l'immagine edonistica domina la realtà. Il suo stile è scentifico e crudo. Rasenta il grottesco enfatizzando le parole per far esplodere le frasi. La sua scrittura è priva di avverbi e perdite di tempo. Ci sono improvvise interruzioni. Ripetizioni a effetto. Eliminazione del superfluo. Battute drastiche, fredde. Viene respinto dalle case editrici. Nel 1996, dopo diversi rifiuti, pubblica il suo secondo romanzo, Fight Club, dal quale David Fincher trae un film che lo trasforma in un autore di culto.
Lo stile è asciutto e innovativo, con contenuti nichilisti. La libertà dalle oppressioni della società, dalla competizione, dai mass media che "ci fanno comprare cazzate che non ci servono", diventa il punto cruciale della scrittura di Palahniuk.
In Survivor questo attacco è rivolto verso le sette. Tender Branson cresce all'interno della setta dei Creedish, che sfrutta i suoi adepti facendo gioco sulle loro angosce. "La realtà è che uno vive finché non muore. E la verità è che nessuno vuole la realtà", dice Branson.
La critica alla società che crea schiavi illusi di essere liberi, trova il suo pretesto narrativo in Soffocare nella sessodipendenza. L'assunto al quale giunge il ragazzino Victor Mancini, guardando un film porno in cui un tipo si fa infilare da una scimmia delle caldarroste nel retto, è che "dopo che uno si sottopone allo sguardo di chiunque in un momento del genere, non temerà più nulla dalla vita".
Palahniuk parla della sofferenza, di come la gente preferisce rimanere in mezzo ai problemi per continuare a lamentarsi, a sentirsi misera, invece di capire che i problemi sono autoprodotti.

Questa volta, Palahniuk ci porta a fare un bel giretto nella Hollywood dei Tempi d'Oro (quelli di Bette Davis e Joan Crawford, per intenderci) e ci racconta - a modo suo, naturalmente - la fiaba sulfurea e decadente di Katherine Kenton, una stella del palcoscenico, ma anche una famosa sceneggiatrice alle prese con la peggiore e più inevitabile delle disgrazie possibili: l'invecchiamento. A raccontare questa fiaba c'è una sorta di dama di compagnia, domestica, confidente di Katherine a nome Hazie Coogan, che l'ha accompagnata per tutta la sua carriera attraverso svariati matrimoni, altrettanti divorzi e parecchi interventi di chirurgia estetica. A complicare la situazione contribuisce l'apparizione del giovane (troppo giovane!!!) Webster Carlton Westward III, che riesce a intrufolarsi nel cuore (e tra le lenzuola) di Katherine. Ma Hazie scopre che Webster ha già scritto una biografia senza veli che prevede la morte di Katherine in una scena degna di un barocchissimo musical...

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