Torinese di sangue romagnolo, è giornalista e vicedirettore de La Stampa. Da anni scrive quotidianamente un corsivo sulla prima pagina in taglio basso, intitolato "Buongiorno", dove commenta uno dei fatti principali della giornata.Inoltre gestisce la rubrica della Posta del cuore sull'inserto settimanale Specchio.Collabora inoltre con la trasmissione televisiva di Rai Tre Che tempo che fa.Ha pubblicato, tra l'altro: Colpo Grosso (con Curzio Maltese e Pino Corrias), 1994; Compagni d’Italia, 1996; Buongiorno, 2002; Granata da legare, 2006; Cuori allo specchio 2008 e il romanzo L'ultima riga delle favole, 2010.
"Ascoltava a bocca aperta le favole che fluivano dalla voce calda di sua madre, ma l'ultima riga lo lasciava sempre insoddisfatto.
E vissero per sempre felici e contenti. Avrebbe voluto sapere che cosa succedeva davvero, dopo."
E vissero per sempre felici e contenti. Avrebbe voluto sapere che cosa succedeva davvero, dopo."
Diciamoci la verità: siamo in astinenza.
Eravamo abituati troppo bene: ogni weekend nel corso della trasmissione televisiva di Rai Tre Che tempo che fa avevamo una certezza: l'appuntamento con le notizie selezionate intelligentemente da Massimo Gramellini. Un po' di risate, qualche sorpresa e soprattutto riflessioni giuste e argute sugli eventi della settimana. Pochi minuti in cui ci si sentiva parte delle televisione italiana, finalmente in sintonia con ciò che lo schermo trasmette, pochi minuti di condivisione.
Finito il cliclo di puntate è terminato anche lo spazio di Gramellini. Tornerà in autunno, ci hanno detto. Lo speriamo di cuore... ci rimane il suo Buongiorno quotidiano su La Stampa, un piccolo spazio tra i più amati del quotidiano torinese.
Ma, soprattutto, abbiamo un'estate per leggere il suo nuovo libro: ohibò, un romanzo!
A noi assidui lettori della sua posta del cuore - raccolta anche nel volume Cuori allo specchio, proprio in questi giorni riproposto in edizione economica da TEA (economica davvero: 8,60 €) - ci rassicura la copertina: un cuore rosso non manca.
Protagonista Tomàs, un uomo, un "disertore sentimentale", che probabilmente è morto, ma forse no, che forse sogna, ma probabilmente no e che si trova in una realtà stravolgente ma piacevole, dal rassicurante nome di "Terme dell'anima".
Un luogo simbolico e reale, che lo avvolge e lo coninvolge in un'analisi impietosa della sua vita, delle esperienze, delle scelte, della sua anima, appunto.
Un viaggio a ritroso che non può che essere sentimentale, struggente, faticoso. Un albergo di lusso, una sorta di Spa, un luogo indefinibile dove il protagonista con gli altri ospiti beve la tisana della volontà o si immerge nella vasca dell'io, dove ci sono un Direttore che gli apre le porte, una allenatrice personale che lo prepara, la Vestale Nera che lo incita alla sincerità, il Medico delle Acque che fa emergere e guarire i suoi bubboni dell'anima... ma sarà comunque Tomàs a dover arrivare alla meta e scrivere, forse, l'ultima riga della sua favola.
http://www.wuz.it
Il Massimo Gramellini romanziere è totalmente diverso dal giornalista che conosciamo per i suoi “Buongiorno” su La Stampa e per i suoi taglienti interventi nel salotto buono di Fabio Fazio. L’ultima riga delle favole, primo romanzo di Gramellini, è un testo che richiede un certo sforzo per entrarvi e per apprezzarlo. Lo definirei un libro di guarigione dal momento che il protagonista, Tomàs, percorre un cammino di guarigione sulle soglie dell’onirico. Forse proprio l’aspetto di guarigione – che vive Tomàs, senza dubbio, ma che interpella il lettore – è lo scoglio maggiore da superare: quasi come il protagonista, chi legge è invitato a fare un percorso di riappacificazione e di guarigione della memoria e non sempre si è disposti a farlo.
Il titolo lo spiega la voce narrante stessa, quasi a riecheggiare il famoso incipit di Anna Karenina (“Tutte le famiglie felici si assomigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”):“E vissero per sempre felici e contenti. [Tomàs] Avrebbe voluto sapere che cosa succedeva davvero, dopo”.http://www.booksblog.it
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