Democrazia non significa nulla. E' solo una parola vuota, usata come specchietto per le allodole. Se davvero volesse dire qualcosa, allora il popolo sarebbe sovrano. Ad esempio, potrebbe designare direttamente i suoi rappresentanti e mandarli in Parlamento, invece di essere costretto a scegliere fra quelli indicati dai partiti. Io riformulerei così: l'Italia è un paese demagogico fondato sull'ignoranza e sull'incapacità di reagire del suo popolo.
Un popolo che non si accorge neppure che i suoi diritti fondamentali vengono violati tutti i giorni. Un popolo che non alza la testa. Un popolo che assiste distratto e svogliato allo spettacolo offerto da una classe dirigente peggiore dei cittadini che si arroga il diritto di rappresentare. Un popolo morto, in attesa di essere sepolto insieme alla Carta Costituzionale che altri uomini, con la schiena più dritta, con le palle grosse come macigni, hanno preteso e ottenuto, affinchè noi, i figli che avevano in mente, la difendessimo con le unghie e con i denti, insieme a quella libertà cui abbiamo abdicato in nome delle televisioni al plasma e dell'abolizione dell'Ici. Un popolo disposto a barattare la sua dignità con il senso del ridicolo, che esulta se il tiranno che lo giostra compra una casa, l'ennesima, per sè e per i suoi cortigiani, anziché pretendere una più equa redistribuzione della ricchezza che non veda il 90% della popolazione schiacciata da un 10% di super-individui che divorano ogni risorsa e prospera a discapito di intere piantagioni di esseri umani, cui non resta che gioire per il letame che generosamente gli viene elargito. Un popolo che dimentica di avere firmato, a centinaia di migliaia, per un disegno di legge di iniziativa popolare, per chiedere almeno una parvenza di legalità, per chiedere senonaltro di potersi continuare a illudere di vivere in una democrazia, impedendo perlomeno ai condannati, a chi ha dimostrato di non avere rispetto per le leggi, di farsele su misura. Un popolo complice di un Parlamento che accatasta 350 mila firme come scartoffie senza valore sugli scaffali impolverati delle cantine del Senato, mentre il Senato stesso è occupato da briganti che si permettono di dichiarare che della politica non gli importa nulla, perché sono lì soltanto per non andare in galera. Un popolo come e peggio delle cricche che lo governano, a cui non importa di niente se non del Suv, del Rolex, della settimana bianca, delle scarpe trendy, degli occhiali firmati, dell'ultimo modello di smartphone, della scheda grafica per Crisis 2, di contendere al vicino di casa un metro in più nel vialetto di accesso al villino a schiera, di conoscere le persone giuste per saltare la coda in Comune, al concorso abilitante, in ospedale, all'ufficio di collocamento, di fottere un appalto facendo a gara chi fa i regali più costosi all'appaltatore, di organizzare festini al solo scopo di vantarsi degli invitati, magari contendendosi la presenza di un'oca che guadagna 20 mila euro a foto solo grazie al suo chirurgo plastico, di un ragazzotto dalle cosce grosse che guadagna 30 mila euro al giorno solo perché tira calci ad un pallone, mentre il mondo va a puttane come e peggio di Berlusconi e tutti a salvarlo di giorno su internet ma solo fino a quando non è il momento di stapparsi una birra sul divano, la sera davanti alla Champions League.
In Svizzera i disegni di legge di iniziativa popolare sono una cosa seria. Cazzo, in Svizzera il Parlamento fa le leggi e se alla gente non piacciono, la gente alza il dito medio e le fa abrogare. Qui il dito medio lo alzano i ministri, dopo avere bruciato la bandiera e offeso l'inno nazionale. Qui la gente firma, e con quelle stesse firme al Senato ci fanno i rotoli di carta igienica per il culo di Vizzini, di Schifani e di Dell'Utri. L'Italia s'è desta, ma si è riassopita subito.
Il 16 aprile, a Roma, davanti alla Camera, cittadini con il forcone lucidato a nuovo per l'occasione chiederanno conto del rispetto dei diritti costituzionali in nome di tutti voi. Esigeranno che venga calendarizzata in Parlamento la legge di iniziativa popolare firmata dagli italiani l'8 settembre 2007. Una legge semplice e chiara, la capirebbe anche Barbareschi:
- Nessun cittadino italiano può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale;
- Nessun cittadino italiano può essere eletto in Parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente;
- I candidati al Parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta;
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