Nel 2009 la Corte popolare di Pechino ha processato e condannato alcuni intellettuali e giornalisti per aver partecipato alla stesura e alla diffusione di Carta 08, un manifesto civile volto a promuovere importanti riforme politiche e a sostenere la causa della difesa dei diritti umani. Un anno dopo l'ispiratore e primo firmatario del documento, Liu Xiaobo, è stato insignito del premio Nobel per la pace, ma non ha potuto ritirarlo perché rinchiuso in prigione, dove dovrà rimanere per altri dieci anni. Il suo nome e l'immagine della sedia vuota nella sala della premiazione di Oslo hanno fatto il giro del mondo.
Sfidando ancora una volta la censura di Pechino, in questa raccolta di saggi e poesie Liu Xiaobo ci offre un vasto e sconvolgente spaccato della Cina di oggi. I cittadini del paese che ambisce al ruolo di prima potenza economica mondiale vengono descritti, infatti, come cinici, ossessionati dal successo economico e personale, o come fanatici nazionalisti, coraggiosi nell'aggredire verbalmente i dissidenti e codardi nel difendere le vittime dei soprusi commessi dai funzionari statali. Nelle sue pagine si svela il bluff di un benessere frutto di un mero incremento del prodotto interno lordo e causa di palesi disuguaglianze, e si smaschera un regime che ottiene la complicità della gente grazie alla retorica dell'amore per la patria e alla forza «persuasoria» del denaro.
Eppure, nonostante l'attuale vittoria delle forze illiberali, agli occhi di Liu Xiaobo sono evidenti le crepe che faranno implodere il sistema autoritario cinese. Ovunque nel paese stanno crescendo la disillusione giovanile, lo scollamento tra realtà concreta e ideologia politica, la rabbia contro la prepotenza dei burocrati.
Sempre più persone denunciano le ingiustizie subite e lottano per i propri diritti, mentre l'inarrestabile diffusione di Internet si sta rivelando un decisivo fattore di aggregazione su grandi temi di interesse comune. Malgrado la ridotta libertà d'espressione e l'oppressione del governo sulla società civile, è nel progressivo diffondersi di questi movimenti «dal basso» che Liu Xiaobo ripone le sue speranze - o meglio le sue certezze - di un futuro democratico anche per la Cina.
Sfidando ancora una volta la censura di Pechino, in questa raccolta di saggi e poesie Liu Xiaobo ci offre un vasto e sconvolgente spaccato della Cina di oggi. I cittadini del paese che ambisce al ruolo di prima potenza economica mondiale vengono descritti, infatti, come cinici, ossessionati dal successo economico e personale, o come fanatici nazionalisti, coraggiosi nell'aggredire verbalmente i dissidenti e codardi nel difendere le vittime dei soprusi commessi dai funzionari statali. Nelle sue pagine si svela il bluff di un benessere frutto di un mero incremento del prodotto interno lordo e causa di palesi disuguaglianze, e si smaschera un regime che ottiene la complicità della gente grazie alla retorica dell'amore per la patria e alla forza «persuasoria» del denaro.
Eppure, nonostante l'attuale vittoria delle forze illiberali, agli occhi di Liu Xiaobo sono evidenti le crepe che faranno implodere il sistema autoritario cinese. Ovunque nel paese stanno crescendo la disillusione giovanile, lo scollamento tra realtà concreta e ideologia politica, la rabbia contro la prepotenza dei burocrati.
Sempre più persone denunciano le ingiustizie subite e lottano per i propri diritti, mentre l'inarrestabile diffusione di Internet si sta rivelando un decisivo fattore di aggregazione su grandi temi di interesse comune. Malgrado la ridotta libertà d'espressione e l'oppressione del governo sulla società civile, è nel progressivo diffondersi di questi movimenti «dal basso» che Liu Xiaobo ripone le sue speranze - o meglio le sue certezze - di un futuro democratico anche per la Cina.
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