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Conegliano - Treviso

LIBERNAUTA 2012

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Concorso a premi per terrestri curiosi dai 14 ai 19 anni e over 20

sabato 3 settembre 2011

Almudena Grandes - INÉS E L'ALLEGRIA

A Madrid, nel 1936, Inés si ritrova all’improvviso sola in un momento cruciale per il suo Paese. L’affermazione del Fronte popolare e la situazione politica tesa consigliano a sua madre e suo fratello, attivista nelle file dei falangisti, di tenersi lontani dalla capitale. Sfidando le proprie origini aristocratiche e le idee reazionarie che ha respirato fin da bambina, la giovane Inés comincia a frequentare un gruppo di militanti comunisti e trasforma la casa di famiglia in un ufficio del Soccorso rosso internazionale. Ma quando il sogno repubblicano si infrange, la ragazza viene arrestata a causa del tradimento di un compagno, e si ritrova prima nel famigerato carcere di Ventas, poi reclusa in un convento e, infine, a condividere con la cognata Adela una sorta di prigione dorata in una casa sperduta in mezzo ai Pirenei. Solo due cose la consolano: la scoperta dei piaceri della cucina e l’ascolto notturno della Pirenaica, la radio clandestina del Partito.
È così che, nell’ottobre del ’44, viene a sapere che l’esercito dell’Unione nazionale spagnola si prepara a invadere la Val d’Aran e a lanciare l’operazione Riconquista della Spagna. Inés capisce che per lei è arrivato il momento di riscattarsi, di agire: in sella al purosangue Lauro e con un carico di cinque chili di ciambelle, vola incontro all’allegria. La troverà, tra le braccia del capitano Galán e ai fornelli del municipio di Bosost, cucinando per il Lobo e i suoi uomini. I loro destini e il loro eroico tentativo di liberare la Spagna dalla dittatura si intrecceranno con le grandi vicende della Storia, del Partito comunista spagnolo in esilio e dei suoi dirigenti, con le ambizioni, i calcoli, gli errori e gli amori che possono sconvolgere una vita e mutare il corso degli eventi, individuali e collettivi. 

UN BRANO
"Quando mi resi conto che stavo impugnando una pistola carica, per un attimo ebbi la sensazione che tutto si stesse fermando, il tempo, la mia vita, Adela e la sua cameriera, che pure continuavano a muoversi attorno alle valigie aperte sul letto, come se non avessero ancora trovato un motivo valido per smettere di agitarsi. Anche se sapevo sparare, non avevo mai portato armi e non ero abituata a maneggiarle, ma quello che provavo non aveva niente a che vedere con il gusto del pericolo o il nervosismo. Anzi, il contrario. In un attimo di pace irreale, staccato da me e da tutto quello che mi circondava, i miei muscoli si rilassarono, uno dopo l’altro, completamente, per poi contrarsi di nuovo subito dopo, senza sforzo, come un naufrago che solo dopo aver raggiunto a nuoto una spiaggia deserta si accorge d’un tratto, al limite del crollo fisico, del territorio inospitale, ostile, in cui è capitato. Allora, riprendendo la consapevolezza e il controllo del mio corpo, in un attimo, con la stessa velocità con cui li avevo persi prima, guardai davanti a me e vidi mia cognata spettinata, in ginocchio sul letto, che sbuffava mentre faceva pressione con entrambe le mani sul coperchio di una valigia che Cristina non riusciva a chiudere. Quella scena innocente, buffa, quasi comica, mi riportò definitivamente a una realtà in cui ogni cosa aveva un suo prezzo e fece nascere nel mio animo il tenero virgulto del pentimento che, lungi dallo scoraggiarmi, mi confermò nella mia determinazione di scappare da li al più presto." 

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