«Un angelo non c’è sempre. Se no, non è un angelo. La sua prerogativa è che qualche volta arriva e qualche volta ti abbandona. Ecco l’essenza, la traccia dell’angelo».
«Un angelo non c’è sempre. Se no, non è un angelo. La sua prerogativa è che qualche volta arriva e qualche volta ti abbandona. Ecco l’essenza, la traccia dell’angelo».
Un Natale degli anni Cinquanta. Tutta la famiglia è riunita intorno all’albero, che porta sulla cima un puntale con l’effige di un angelo che il piccolo Morfeo fissa incantato; ora il bambino si allontana, si rannicchia presso una finestra, quando una persiana si stacca piombandogli sul capo. Il trauma lo lascia per giorni tra la vita e la morte.
Ciò che segue è il tempo di Morfeo, da quel disgraziato incidente agli anni futuri. Ma ciò che segue può essere letto come un lungo delirio, come un sogno oppure come un racconto di verità alterato dal dolore, un dolore che c’è sempre, acquattato nelle pieghe della vita, e periodicamente mostra la smorfia.
Morfeo cresce, diventa scrittore, incontra il mondo e i suoi curiosi abitanti: ha amici, passioni, e un amatissimo figlio. Ma tutto il suo cammino è segnato dalla malattia, forse eredità di quella ferita, forse no, che lo rende diverso e non mette d’accordo i medici, tantomeno l’industria delle cure. Superbia, vanità, incompetenza, ma soprattutto il cinico affarismo lo lasciano in balia dei farmaci, ne diventa dipendente, le sue giornate sono ritmate da quel dominio chimico. E questo dominio diventa la metafora di tutti i domini del mondo, la lente attraverso la quale sono viste e deformate le infinite storie in cui Morfeo si imbatte, e da cui sono inquadrate le immagini multicolori e tutti i personaggi comici e le caricature grottesche.
La fantasia visionaria e surreale di Stefano Benni ne sdoppia la presenza: mentre Morfeo combatte la sua lotta contro il dominio chimico, un’altra battaglia si svolge, parallela: quella degli angeli «cattivi», dell’angelo ribelle contro il dominio celestiale. A meno che la ribellione debole di Morfeo non sia altro che la manifestazione dell’altra ribellione. Così Morfeo segue la traccia dell’angelo, ma è un angelo caduto.
Una sarabanda di personaggi e maschere, mostrata da una prosa coloratissima nella quale viene voglia, a lettura ultimata, di riimmergersi, di rileggere, per affidarsi alla musica di quel movimento, alla musica delle parole.
Un Natale degli anni Cinquanta. Tutta la famiglia è riunita intorno all’albero, che porta sulla cima un puntale con l’effige di un angelo che il piccolo Morfeo fissa incantato; ora il bambino si allontana, si rannicchia presso una finestra, quando una persiana si stacca piombandogli sul capo. Il trauma lo lascia per giorni tra la vita e la morte.
Ciò che segue è il tempo di Morfeo, da quel disgraziato incidente agli anni futuri. Ma ciò che segue può essere letto come un lungo delirio, come un sogno oppure come un racconto di verità alterato dal dolore, un dolore che c’è sempre, acquattato nelle pieghe della vita, e periodicamente mostra la smorfia.
Morfeo cresce, diventa scrittore, incontra il mondo e i suoi curiosi abitanti: ha amici, passioni, e un amatissimo figlio. Ma tutto il suo cammino è segnato dalla malattia, forse eredità di quella ferita, forse no, che lo rende diverso e non mette d’accordo i medici, tantomeno l’industria delle cure. Superbia, vanità, incompetenza, ma soprattutto il cinico affarismo lo lasciano in balia dei farmaci, ne diventa dipendente, le sue giornate sono ritmate da quel dominio chimico. E questo dominio diventa la metafora di tutti i domini del mondo, la lente attraverso la quale sono viste e deformate le infinite storie in cui Morfeo si imbatte, e da cui sono inquadrate le immagini multicolori e tutti i personaggi comici e le caricature grottesche.
La fantasia visionaria e surreale di Stefano Benni ne sdoppia la presenza: mentre Morfeo combatte la sua lotta contro il dominio chimico, un’altra battaglia si svolge, parallela: quella degli angeli «cattivi», dell’angelo ribelle contro il dominio celestiale. A meno che la ribellione debole di Morfeo non sia altro che la manifestazione dell’altra ribellione. Così Morfeo segue la traccia dell’angelo, ma è un angelo caduto.
Una sarabanda di personaggi e maschere, mostrata da una prosa coloratissima nella quale viene voglia, a lettura ultimata, di riimmergersi, di rileggere, per affidarsi alla musica di quel movimento, alla musica delle parole.
Nessun commento:
Posta un commento