Che fine faranno milioni di elettori di centrodestra che per quasi vent’anni hanno votato Berlusconi e ora non ne possono più? Sbeffeggiarli perchè si sono fidati di un magliaro a metà strada fra Al Capone e Wanna Marchi serve a poco. Già i loro amici al bar, in ufficio o alla bocciofila, li prendono in giro a suon di “te lo avevo detto”, “bravo pirla”, “gli hai tenuto il sacco per 17 anni e intanto lui ti sfilava il portafogli”. Pure convincerli a votare per il centrosinistra sarebbe impresa vana anche se il centrosinistra fosse qualcosa di presentabile, figurarsi con la parodia di centrosinistra che ci ritroviamo. E allora? Fini, con una meritoria intuizione, un anno fa aveva provato a offrire una scialuppa di salvataggio a chi sogna una destra normale. Peccato che fosse solo un’intuizione, perdipiù affidata a traffichini come Bocchino, a vecchie lenze come Ronchi, Consolo e Urso e a quell’orda di voltagabbana che, al primo frusciar di banconote e al primo sferragliar di cadreghe, son tornati prontamente all’ovile travestiti da “responsabili”. L’alleanza con Casini e financo con Rutelli ha posto fine – almeno per ora – al sogno pomposamente chiamato Futuro e Libertà per l’Italia, nonostante l’impegno di persone serie come Granata, Napoli, Perina, Filippo Rossi. Eppure c’è una sempre più folta destra antiberlusconiana in cerca di un leader e di un approdo, se è vero che metà dell’elettorato leghista e pidiellino è corsa a votare Sì ai referendum, compreso quello sul legittimo impedimento (cioè contro B.).
Tutta gente che comincia a comprendere perchè un anarco-conservatore come Indro Montanelli, fin dal ’94, scrisse: “Con Berlusconi la parola destra diventerà impronunciabile per almeno 50 anni, per ragioni di decenza”. E nel 2001, poco prima di votare centrosinistra, urlò col poco fiato che gli restava in gola: “Questa non è la destra, questo è il manganello: gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello. La destra italiana è come quelle signore virtuose che, sotto sotto, sono attratte dal camionista nerboruto. Io sono un cornuto della destra: sposando la destra, ho sposato una moglie puttana”. Oggi si dice che, per recuperare i voti di chi si sveglia dal coma, occorre “abbassare i toni” dell’antiberlusconismo. Sciocchezze: gli antiberlusconiani più feroci sono proprio i berlusconiani di ritorno, che si sentono traditi e vengono sbertucciati dagli amici. Non è questione di toni, ma di sostanza. Se nel centrosinistra c’è qualcuno (Di Pietro, per storia e formazione, è il più attrezzato) che vuol intercettare quei voti, deve presentare un programma semplice, dunque estraneo alle giaculatorie su destra e sinistra. Un programma che, in tempi di tagli e austerità, può rivelarsi popolare fra gli elettori tanto della cosiddetta destra quanto della cosiddetta sinistra. Niente “Dio, patria e famiglia”, per carità: ci ha già pensato B., che Dio l’ha bestemmiato in una barzelletta (quella che mons. Fisichella si affrettò a “contestualizzare”), la famiglia l’ha moltiplicata per 30-40 con la santissima trinità arcoriana Fede-Minetti-Mora, mentre alla patria badava la Lega pulendocisi il coso. Rimane un valore più attuale e spendibile: la legalità. Che non è giustizialismo. È legge uguale per tutti, un concetto che più trasversale non si può, visto che riassume l’articolo 3 della Costituzione. Per disintossicare milioni di italiani dal berlusconismo non c’è che una terapia: convincerli, dati alla mano, anzi alla tasca, che solo un sano programma legalitario potrà consentirci di mantenere il nostro benessere, mettendo le mani nelle tasche dei ladri (evasori, corrotti, bancarottieri, cricche, abusivisti, mafiosi) anziché degli onesti. Ieri, con l’aiuto di un libro di Nunzia Penelope, abbiamo spiegato dove si possono recuperare i 40 miliardi e rotti lasciando in pace la gente perbene e intaccando l’enorme serbatoio dell’illegalità “nera” (400 miliardi e rotti all’anno). Il programma del prossimo governo è già scritto: manca soltanto qualcuno che se lo intesti.
Tutta gente che comincia a comprendere perchè un anarco-conservatore come Indro Montanelli, fin dal ’94, scrisse: “Con Berlusconi la parola destra diventerà impronunciabile per almeno 50 anni, per ragioni di decenza”. E nel 2001, poco prima di votare centrosinistra, urlò col poco fiato che gli restava in gola: “Questa non è la destra, questo è il manganello: gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello. La destra italiana è come quelle signore virtuose che, sotto sotto, sono attratte dal camionista nerboruto. Io sono un cornuto della destra: sposando la destra, ho sposato una moglie puttana”. Oggi si dice che, per recuperare i voti di chi si sveglia dal coma, occorre “abbassare i toni” dell’antiberlusconismo. Sciocchezze: gli antiberlusconiani più feroci sono proprio i berlusconiani di ritorno, che si sentono traditi e vengono sbertucciati dagli amici. Non è questione di toni, ma di sostanza. Se nel centrosinistra c’è qualcuno (Di Pietro, per storia e formazione, è il più attrezzato) che vuol intercettare quei voti, deve presentare un programma semplice, dunque estraneo alle giaculatorie su destra e sinistra. Un programma che, in tempi di tagli e austerità, può rivelarsi popolare fra gli elettori tanto della cosiddetta destra quanto della cosiddetta sinistra. Niente “Dio, patria e famiglia”, per carità: ci ha già pensato B., che Dio l’ha bestemmiato in una barzelletta (quella che mons. Fisichella si affrettò a “contestualizzare”), la famiglia l’ha moltiplicata per 30-40 con la santissima trinità arcoriana Fede-Minetti-Mora, mentre alla patria badava la Lega pulendocisi il coso. Rimane un valore più attuale e spendibile: la legalità. Che non è giustizialismo. È legge uguale per tutti, un concetto che più trasversale non si può, visto che riassume l’articolo 3 della Costituzione. Per disintossicare milioni di italiani dal berlusconismo non c’è che una terapia: convincerli, dati alla mano, anzi alla tasca, che solo un sano programma legalitario potrà consentirci di mantenere il nostro benessere, mettendo le mani nelle tasche dei ladri (evasori, corrotti, bancarottieri, cricche, abusivisti, mafiosi) anziché degli onesti. Ieri, con l’aiuto di un libro di Nunzia Penelope, abbiamo spiegato dove si possono recuperare i 40 miliardi e rotti lasciando in pace la gente perbene e intaccando l’enorme serbatoio dell’illegalità “nera” (400 miliardi e rotti all’anno). Il programma del prossimo governo è già scritto: manca soltanto qualcuno che se lo intesti.
Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 01 Luglio 2011
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