"La città degli angeli" descrive il soggiorno di Christa Wolf a Los Angeles tra il 1992 e il 1993, ospite della Fondazione Getty, soggiorno che coincise con una profonda crisi nella vita della scrittrice, vittima di una violenta campagna stampa quando, in seguito alla divulgazione dei dossier dei servizi segreti (Stasi) della Germania Est, si scoprì che la scrittrice, oltre a essere stata spiata per più di trent'anni perché considerata una voce critica e scomoda, in precedenza, dal 1959 al 1961, aveva collaborato in modo informale con quegli stessi servizi segreti. Il racconto alterna episodi di vita quotidiana in California, incontri di Christa Wolf con esponenti della seconda generazione di ebrei emigrati dalla Germania negli anni trenta e quaranta, e il tentativo di ripercorrere le orme degli intellettuali tedeschi esiliati a Los Angeles durante il nazismo (la cosiddetta "Nuova Weimar sotto le palme": Mann, Brecht, Feuchtwanger, ecc). Il libro diventa così un tentativo di ricostruire le tappe dell'adesione a un'idea di giustizia sociale che metteva al centro l'essere umano, e contemporaneamente una lucida riflessione su memoria e rimozione ("come ho potuto dimenticare?" è la domanda attorno alla quale riflette l'io narrante). Un'autoanalisi di impressionante sincerità, mai sfogo o mero resoconto.
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