Al numero 44 di Scotland Street ci sono
grandi cambiamenti. Domenica è partita
per lo stretto di Malacca con l’intento di
condurre una ricerca antropologica sui
pirati e a occupare l’appartamento del
quarto piano è arrivata la sua amica Antonia.
Bruce si è trasferito a Londra e
Pat, la sua simpatica inquilina, ha dovuto
cambiare casa. Dopo ben due anni
sabbatici, ha finalmente cominciato a
frequentare l’università, dove conosce
l’ennesimo ragazzo sbagliato... E il povero
Matthew? Sempre innamorato di
lei. Chissà che stavolta non venga ricambiato.
Ma per fortuna c’è anche chi non si è
spostato di un centimetro. Angus Lordie
e il suo cane Cyril frequentano ancora le
strade e i bar della New Town edimburghese,
ma sentono la mancanza di Domenica
e non legano affatto con l’intellettuale
Antonia. Il piccolo Bertie, sassofonista
prodigioso che a sei anni parla
correntemente l’italiano, continua a deliziare
i vicini con le note di As Time
Goes By, mentre la madre Irene è quasi
giunta al termine di una seconda gravidanza
che ne ha esasperato il carattere
non facile.
In compagnia di questi e di moltissimi altri
esuberanti personaggi – un architetto
australiano, una giovane suora, un gruppo
di studenti francesi – Alexander
McCall Smith ci invita a seguirlo ancora
una volta alla scoperta di Edimburgo e
dei suoi segreti.
UN BRANO
"Se c’erano stati dei cambiamenti all’ultimo piano del numero 44 di
Scotland Street, con la partenza di Domenica e l’arrivo di Antonia,
nella palazzina ce n’erano stati anche altri.
Sul pianerottolo più alto, di rimpetto alla porta di Domenica, c’era
l’appartamento che era stato di Bruce Anderson, il quale aveva lasciato
Edimburgo per trasferirsi a Londra nella speranza di trovare a Chelsea o
Fulham quello che gli sembrava mancare alla sua vita scozzese. Pat era
la sua inquilina, ma se n’era andata quando Bruce aveva messo
l’appartamento sul mercato e l’aveva poi venduto a un giovane architetto
trasformatosi in immobiliarista. Al piano sotto, Irene e Stuart Pollock
non si erano trasferiti, garantendo quindi la continuità necessaria
alla memoria collettiva dell’edificio. Era una delle caratteristiche che
rendevano speciali quelle vie di Edimburgo; a differenza di tante altre
città, dove la gente andava e veniva senza lasciare traccia, le strade e
le case della New Town tramandavano una storia orale che poteva
sopravvivere per trenta, quaranta e perfino cinquant’anni. Gli inquilini
ricordavano chi ci aveva vissuto, cosa faceva e dove se n’era andato.
Si coltivava un senso di appartenenza. Era il desiderio di far parte di
un luogo dotato di caratteristiche e di un volto propri."